E così il peggior governo nella storia della Repubblica Italiana ha portato a termine anche la cosiddetta “riforma del lavoro” cioè, senza virgolette, la sistematica distruzione dei diritti del lavoro, la riduzione del lavoratore ad una condizione di tipo ottocentesco. Un altro durissimo colpo alla civiltà del nostro paese, un altro passo verso l'imbarbarimento, che è l'unico progetto che hanno in mente i ceti dirigenti di questo disgraziato paese. È stupefacente come nessuno sembri più ricordare che quando si attaccano i diritti del lavoro si stanno attaccando i diritti di tutti, e che, di conseguenza, un arretramento su questo piano è un arretramento per tutti. Pagheremo tutti il prezzo di questo imbarbarimento. Tutti, s'intende, tranne uno strato sottilissimo di privilegiati.
Per capire il senso di quanto è
successo, segnaliamo questo articolo di Piergiovanni Alleva e quest'altro di Giorgio Cremaschi.
A quanto spiegato negli articoli citati
aggiungiamo solo alcune considerazioni generali, che ci sembrano
necessarie per inquadrare ciò che sta avvenendo.
In primo luogo, ancora una volta quello
che sta avvenendo in Italia e e in Europa mostra con evidenza il
carattere compiutamente regressivo e barbarico del capitalismo
contemporaneo. Se per qualche decennio, nell'immediato dopoguerra, è
sembrato concretizzarsi un percorso storico di progresso dentro alle
compatibilità del capitale, da almeno trent'anni ci viene spiegato,
con le parole e con i fatti, che questo è impossibile, che la
crescita del capitale si può ottenere solo devastando i diritti, i
rapporti sociali, gli equilibri ecologici. Il che significa che se si
vogliono salvaguardare diritti, civiltà, natura occorre fermare il
capitale. Prendiamone atto.
In secondo luogo, ancora una volta la
distinzione di sinistra e destra si mostra del tutto inutile per
capire la realtà e agire su di essa. La devastazione dei diritti del
lavoro è stata compiuta da un governo appoggiato da sinistra e
destra, ed è stata votata in Parlamento da sinistra e destra. Il ceto politico di destra
e sinistra è semplicemente una componente della ristretta fascia di
privilegiati di cui s'è detto. L'obiettivo politico minimale di chi voglia difendere
gli interessi del popolo non può che essere quello di spazzare via
destra e sinistra (compresa, lo diciamo per chiarezza, quella
sinistra sedicente radicale che a parole tuona contro il governo
Monti ma ha come unico orizzonte strategico l'alleanza col
centro-sinistra). Prendiamone atto.
In terzo luogo, ancora una volta i
passi verso la barbarie vengono fatti in nome di euro e UE, che si
mostrano sempre più strumenti della regressione capitalistica. Il
governo Monti è diretta espressione delle élite europee, che hanno
come progetto politico l'abbattimento delle conquiste popolari e la
riduzione della democrazia. Queste élite sono l'unico soggetto
politico che possa agire a livello europeo. La resistenze popolari
restano al livello nazionale, per i motivi che abbiamo già spiegato.
Accettare lo scontro al livello europeo significa consegnare i popoli
europei impotenti nelle mani dei loro aguzzini. L'unica scelta
razionale, se si vuole difendere la civiltà sociale dei popoli
europei, è l'attacco diretto a euro e UE, finalizzato alla loro
distruzione. Qualsiasi altra proposta (“la nuova Europa”,
“l'Europa dei popoli”, e via salmodiando) è semplicemente un
inganno ideologico. Prendiamone atto.
(Marino Badiale)
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