di Fabrizio Tringali
Segnalo questo interessante articolo pubblicato dal Sole24Ore, ennesima prova del fatto che la crisi dell'Euro poggia sul contenimento dei salari in Germania (o meglio, sul contenimento dei costi per unità di prodotto che si ottengono contenendo salari, diritti e occupazione).
L'autore spiega, correttamente, che per risolvere gli squilibri fra i Paesi dell'area-Euro, è inevitabile ripetere nei Paesi deboli (tra cui l'Italia ) le politiche di contenimento salariale, dei diritti e dell'occupazione stabile realizzate in Germania.
Ricordate le indicazioni contenute nelle letterine della BCE spedite a tutti i governi dei PIGS?
Dato che dentro l'Euro non si può svalutare la moneta, si deve svalutare il salario (e i diritti, e l'occupazione), altrimenti dalla crisi non si può uscire.
E tutto ciò ancora non basta: a tutto questo si deve anche affiancare un aumento dei salari tedeschi, altrimenti è tutto inutile perché il vantaggio derivante dall'abbassamento del costo per unità di prodotto nei Paesi deboli sarebbe azzerato da ulteriori ribassi anche in Germania. E gli squilibri resterebbero tal quali.
Il che vuol dire che dalla crisi non si uscirà, almeno finché resta in piedi l'Euro. Perché la politica della Germania è sempre stata quella di mantenere la propria inflazione minore di quella degli altri Paesi UE, ed essa non accetterà mai che dall'esterno le si dettino le politiche salariali e del lavoro (cioè quelle che effettivamente hanno correlazione con i tassi di inflazione ).
dal sole 24 ore 11settembre2011 DaRold scriveva gia':
RispondiEliminaChi ha und eficit delle partite correnti in deficit prima o poi deve ridurre (non svalutare) i salari, facendo ridurre l'import e favorire la competitività. Non ci sono alternative: o si svaluta la moneta (ma nell'euro non si può più) o si svaluta il salario.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-30/suggerimenti-italia-apprendere-crisi-160336.shtml?uuid=AaNdOt8D&p=2
(via alberto bagnai)
Ma come sappiamo bene le svalutazione interne erano gia' previste all'interno dell'area euro...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina..'Premesso che fino alla meta' degli anni settanta le grandi imprese erano solite concedere generosi aumenti salariali che venivano compensati ,in termini di competitivita' internazionale ,da continue svalutazioni della lira , non è chiaro se la decisione di entrare nello SME (con cambi semifissi o fissi )sia stata la conseguenza dell'indeflettibile esigenza di scoraggiare gli aumenti salariali nell'industria o se quest'ultima circostanza sia stata conseguenza della decisione di entrare a far parte dello SME. Tale decisione infatti
RispondiEliminapoteva non non implicare quella drastica drastica perdita di sovranita' nella politica economica se fosse stata portata avanti con meno precipitazione . Precipitazione che invece si spiega se gli obiettivi veri erano quelli di bloccare la politica economica e soprattutto la dinamica salariale .
Con gli occhi di allora , infatti non c'è dubbio che l'italia non avesse alcun interesse apparente a legarsi mani e piedi con cambi fissi (o semifissi)e con l'agganciamento rigido all'area del marco prima di aver ridotto le proprie contaddizioni sociali interne .
Tra l'altro era stato sufficientemente dimostrato come ci convenisse ancora ampiamente l'agganciamento all'area del
dollaro ,visto che il grosso delle nostre importazioni (petrolio e prodotti energetici in genere) doveva venir saldato in quella valuta .Per questo viene da pensare che l'obiettivo non fosse tanto l'aggaciamento al marco , quanto il contenimento degli aumenti salariali .
nota di servizio , penso abbiate dei problemi della piattaforma
RispondiEliminaperchè è la seconda volta che un messaggio che avevo postato
scompare e viene cancellato...
Il testo sopra come il seguente è tratto
RispondiEliminada 'L'occupazione tradita' N.Galloni editori
riuniti 1998
Lo segnalo perchè -anche se si riferisce allo SME-
è del tutto evidente che c'era gia' allora una chiara consapevolezza(in particolare a sinistra) di cosa significasse legarsi ed acorarsi ad una moneta come il marco
e successivamente all'euro (con ulteriore perdita di sovranita' economica)
Quindi il tradimento della pseudosinistra ,viene da lontanto , almeno dagli anni'90
...'sullo sfondo vanno tenutie presenti le circostanze che caratterizzarono il decennio compreso tra il divorzio delle autorita' monetarie e la crisi del sistema monetario europeo alla fine del 1992 .Un periodo caratterizzato dall'aggravarsi della netta divisione tra aree forti , produttive e a piu' elevata occupazione , e aree deboli assistite sotto il profilo del sostegno di un reddito che doveva servire per acquistare beni forniti dalle stesse aree forti , le quali vedevano cosi crescere profitti ed oppurtunita' di sviluppo .Funzionale a tale sviluppo erano i cambi fissi , che implicavano per le aree forti
RispondiEliminauna riduzione dei tassi di interesse capaci di consentire
ulteriori rafforzamenti nella produzione ;per le aree deboli ,aumenti dei tassi di interesse che ne riducevano ulteriormente le potenzialita' produttive .
LI movimenti speculativi di capitale ,attratti dalle aree deboli a piu' elevati tassi di interesse , garantivano la stabilita' dei cambi che ,altrimenti ,influenzati dai movimenti delle merci , si sarebbero dovuti svaluatare per le aree deboli e rivalutare nelle aree forti ,riequilibrando la bilancia commerciale e la domanda di lavoro da parte delle imprese .(spiegazione un po' ridondante , i cambi erano ^fissi^ ma vabbè...)
...'la sensazione nelle aree deboli (agricole) che si fossero raggiunti livelli soddisfacenti di occupazione veniva rafforzata dall'arrivo di lavoratori extracomunitari disponibili alle mansioni piu' umili e sottopagati...'
Leggendo l'articolo nella sua interezza non riesco a comprendere come lei possa fare l'unica affermazione leggibile: quella di dover tagliare i salari, diritti ed occupazione. Al contrario mi pare che nell'articolo si evinca che con l'aspetto del contenimento dei salari c'è tutta un'altra questione:
RispondiElimina"""In questo contesto, l’aumento della produttività (sia tramite il progresso tecnologico, una migliore allocazione delle risorse o investimenti produttivi) rappresenta per i Paesi periferici una variabile tanto importante quanto il controllo dei salari."""
E' chiaro che è la stessa questione che la Germania ha affrontato a suo tempo e che ora gli permette di eccellere. A me pare che tutte questi critiche rivolte alla Germania, matrigna scellerata, facciano tanto comodo per nascondere quelle che sono le nostre e solo nostre responsabilità!
Cordialmente.