venerdì 15 marzo 2013

Storie di ordinaria impunità

Claudio Martini

Nella scorsa settimana sono accaduti due fatti interessanti, i quali coinvolgono diverse categorie del diritto e costituiscono allo stesso tempo dirimenti questioni politiche. Si tratta del caso dei due fucilieri che avrebbero dovuto essere processati in india, e non lo saranno, e della manifestazione al tribunale di Milano dei deputati PdL a difesa del loro capo.

Il primo caso consiste una una complessa controversia internazionale, di cui non è evidente la necessaria disciplina giuridica. Chi scrive, pur studente di giurisprudenza, ammette la sua ignoranza. L'unica cosa che mi viene in mente è il patto di Londra del 51, che consente ai militari NATO di essere processati, per i delitti commessi in territorio italiano, soltanto da corti militari dei paesi d'appartenenza. È ben possibile che che la giurisdizione sia contendibile tra più stati, quando un delitto è commesso in territorio neutro; e può darsi che il personale militare all'estero goda di una qualche forma di immunità. Restano i seguenti fatti: l'Italia si è resa colpevole di un grave sgarbo diplomatico; due pescatori indiani sono stati assassinati.
Rispetto al primo fatto c'è poco da dire: da un lato dimostriamo,ancora una volta, di non essere un paese granché affidabile, dato che i due militari ci erano stati riconsegnati dietro "promessa di restituzione"; dall'altro sembra abbastanza evidente che dietro alla mancata riconsegna ci sia una qualche forma di accordo con le autorità indiane. Almeno, questa è l'opinione dei cittadini del Kerala che protestano dando alle fiamme la foto del premier indiano Manmohan Singh.


Più grave è la questione dei due morti assassinati. I loro familiari avranno giustizia? Questa è l'unica domanda che dovremmo porci. Le istituzioni italiane sostengono di avere piena giurisdizione per decidere il caso. Dunque i fucilieri dovrebbero essere processati. La questione è: la giurisdizione italiana equivale all'impunità per i due militari? Se il tribunale italiano giudicherà in maniera imparziale i due fucilieri questa triste vicende troverà una degna soluzione. Altrimenti dovremo considerare l'Italia un paese che manda in giro per il mondo i suoi soldati ad ammazzare, e poi li protegge mediante giudici compiacenti.


L'altro fatto davvero degno di nota è l'assedio dei deputati PdL al Palazzo di Giustizia di Milano, atto giustamente riconosciuto da Beppe Grillo come "eversivo". Solo che l'autore principale dell'attore eversivo, Angelino Alfano, è stato ricevuto il giorno seguente dal Presidente Napolitano. Il quale, a sua volta, il giorno successivo ha convocato e presieduto una riunione del Consiglio Superiore della Magistratura. Dato che i vertici del PdL hanno salutato con favore l'iniziativa, è più che fondato il sospetto che Napolitano abbia convocato la riunione al fine di influenza in qualche maniera lo svolgimento dei processi a carico di Berlusconi. Ciò stride con le dichiarazioni ufficiali del Presidente, il quale ha richiamato la necessità di tutelare l'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario. Ma chiediamoci: che credibilità ha Napolitano nel pronunciare simili proclami? Non è forse lo stesso Napolitano che, intercettato alla procura di Palermo al telefono con un imputato per fatti gravissimi, ha costretto la  Corte Costituzionale a produrre una sentenza obbrobrio perché le stesse intercettazioni venissero distrutte, e il caso insabbiato? Napolitano è il primo ad aver qualcosa da temere da un ordine giudiziario indipendente e autonomo. Non sorprende dunque che riceva Alfano, e si attivi per risolvere i problemi di Berlusconi. Perché è evidente quello che il PdL si aspetta dal Quirinale: che garantisca qualche forma di impunità al suo capo.

Così vanno le cose in Italia nel 2013, con massime cariche dello stato che minano alla base il principio di legalità. Che strano, l'appartenenza all'Unione Europea non sembra averci redento.

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