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sabato 26 agosto 2017
mercoledì 8 ottobre 2014
Le idee di Renzi
La strategia di Renzi sembra ormai chiara: offrire a Bruxelles la distruzione dei diritti del lavoro (e, di passaggio, una drastica messa in mora dei controlli democratici sull'azione del governo) in cambio di un allentamento dell'austerità. Ne parla oggi a chiare lettere il Corriere della Sera. Come abbiamo detto più volte, è in sostanza quello che voleva fare Berlusconi, e l'attuale alleanza fra i due non può certo stupire. Non è detto ovviamente che Renzi ce la faccia. Tanto che gira la voce che si stia preparando un prelievo forzoso sui conti correnti. Un'interessante analisi la trovate qui.
(M.B.)
(M.B.)
sabato 20 settembre 2014
Matteo Renzi farà la fine di Berlusconi?
Vale la pena di riguardare il video nel quale Matteo Renzi aggredisce il sindacato italiano.
Il vero talento del nostro Premier è riuscire a tradurre, in maniera brillante, in pseudo-linguaggio televisivo e pubblicitario lo pseudo-pensiero neoliberista e padronale sui diritti dei lavoratori. Lo spartito è sempre il medesimo: se "Marta, 28 anni" (ecco lo pseudo-linguaggio) non trova tutele per la sua maternità, è per colpa delle sue amiche dipendenti pubbliche (ed ecco lo pseudo-pensiero). Chi non ha garanzie e diritti può prendersela con chi ancora ne ha qualcuno, la disoccupazione è responsabilità del sindacato, e così via. È un messaggio volto a rinfocolare l'odio di tutti contro tutti, e che trova terreno fertile nelle menti devastate del grande pubblica televisivo.
Sbaglia chi vede qualcosa di nuovo o repentino nell'atteggiamento di Renzi: egli ripete queste cose da quando è salito sul palcoscenico, qualche anno fa. La sua è una aggressività coerente, e per nulla inaspettata.
Il sindacato, dopo anni di compromessi, moderazione, ritirate strategiche (cioè fatte di corsa), inchini e salamalecchi si trova sotto il fuoco del capo del suo partito di riferimento. La tattica della limitazione del danno ha fatto sì che il danno si ingigantisse. Se non ci fossero di mezzo anche i nostri diritti verrebbe da dire "ben vi sta!"
Fioriscono le analogie tra Renzi e Berlusconi, di cui avevamo discusso poco tempo fa. La loro missione era ed è giungere alla totale sottomissione del lavoro italiano alle ragioni della crescita e del capitale. Nel 2011, con il pieno accordo delle istituzioni europee, Berlusconi tentò un attacco in grande stile nei confronti del lavoro italiano (vedi "Lettera della BCE"). Fallì, e fu sostituito (non che lui non fosse d'accordo). Al suo posto venne Monti, e riuscì a sferrare colpi durissimi a quanto rimaneva del welfare state di questo paese. Fu una specie di Trojka fatta in casa.
Se Renzi fallirà, se le residue forze del lavoro riusciranno ad opporsi all'azione distruttrice del suo governo, è bene tenere presente il fiorentino "farà la fine" del suo predecessore: verrà semplicemente sostituito.
Chi ha ancora intenzione di lottare dovrà dunque tenere fermo questo punto: quello cui assistiamo è solo il primo assalto. Alle spalle del ceto politico e del capitale italiano si staglia l'ombra del ceto politico e del capitale europeo. Esattamente come nel 2011.
Naturalmente ci sono delle differenze. Il Renzi di oggi è molto più forte del Berlusconi del 2011; e il pretesto dell'emergenza spread in questo momento non sussiste. Ma dal punto di vista dei lavoratori la situazione non è poi molto diversa: il primo assalto del 2014 sarà semplicemente più violento di quello del 2011, e sarà accompagnato da una propaganda ancora più fittizia e evanescente.
Ciò che conta è non ripetere gli errori del passato, non concentrarsi troppo, non demonizzare, la figura di Renzi come si è fatto con quella di Berlusconi. L'uno come l'altro rappresentano solo il primo assalto. È sulla resistenza al secondo che si decide il nostro futuro. (C.M.)
Il vero talento del nostro Premier è riuscire a tradurre, in maniera brillante, in pseudo-linguaggio televisivo e pubblicitario lo pseudo-pensiero neoliberista e padronale sui diritti dei lavoratori. Lo spartito è sempre il medesimo: se "Marta, 28 anni" (ecco lo pseudo-linguaggio) non trova tutele per la sua maternità, è per colpa delle sue amiche dipendenti pubbliche (ed ecco lo pseudo-pensiero). Chi non ha garanzie e diritti può prendersela con chi ancora ne ha qualcuno, la disoccupazione è responsabilità del sindacato, e così via. È un messaggio volto a rinfocolare l'odio di tutti contro tutti, e che trova terreno fertile nelle menti devastate del grande pubblica televisivo.
Sbaglia chi vede qualcosa di nuovo o repentino nell'atteggiamento di Renzi: egli ripete queste cose da quando è salito sul palcoscenico, qualche anno fa. La sua è una aggressività coerente, e per nulla inaspettata.
Il sindacato, dopo anni di compromessi, moderazione, ritirate strategiche (cioè fatte di corsa), inchini e salamalecchi si trova sotto il fuoco del capo del suo partito di riferimento. La tattica della limitazione del danno ha fatto sì che il danno si ingigantisse. Se non ci fossero di mezzo anche i nostri diritti verrebbe da dire "ben vi sta!"
Fioriscono le analogie tra Renzi e Berlusconi, di cui avevamo discusso poco tempo fa. La loro missione era ed è giungere alla totale sottomissione del lavoro italiano alle ragioni della crescita e del capitale. Nel 2011, con il pieno accordo delle istituzioni europee, Berlusconi tentò un attacco in grande stile nei confronti del lavoro italiano (vedi "Lettera della BCE"). Fallì, e fu sostituito (non che lui non fosse d'accordo). Al suo posto venne Monti, e riuscì a sferrare colpi durissimi a quanto rimaneva del welfare state di questo paese. Fu una specie di Trojka fatta in casa.
Se Renzi fallirà, se le residue forze del lavoro riusciranno ad opporsi all'azione distruttrice del suo governo, è bene tenere presente il fiorentino "farà la fine" del suo predecessore: verrà semplicemente sostituito.
Chi ha ancora intenzione di lottare dovrà dunque tenere fermo questo punto: quello cui assistiamo è solo il primo assalto. Alle spalle del ceto politico e del capitale italiano si staglia l'ombra del ceto politico e del capitale europeo. Esattamente come nel 2011.
Naturalmente ci sono delle differenze. Il Renzi di oggi è molto più forte del Berlusconi del 2011; e il pretesto dell'emergenza spread in questo momento non sussiste. Ma dal punto di vista dei lavoratori la situazione non è poi molto diversa: il primo assalto del 2014 sarà semplicemente più violento di quello del 2011, e sarà accompagnato da una propaganda ancora più fittizia e evanescente.
Ciò che conta è non ripetere gli errori del passato, non concentrarsi troppo, non demonizzare, la figura di Renzi come si è fatto con quella di Berlusconi. L'uno come l'altro rappresentano solo il primo assalto. È sulla resistenza al secondo che si decide il nostro futuro. (C.M.)
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giovedì 18 settembre 2014
Senza controlli
Un articolo sul “Fatto quotidiano” di ieri sottolinea i rischi dello “Sblocca Italia”, che sembra dare grandi poteri, in relazione a vari tipi di interventi sul territorio, senza prevedere grandi controlli. Se i lettori hanno maggiori informazioni (l'articolo non è esaustivo) e hanno voglia di condividerle, li ringraziamo. Si tratta comunque di un altro tassello che mette in luce le analogie fra renzismo e berlusconismo.
(M.B.)
martedì 16 settembre 2014
D'Orsi su Renzi
Su Micromega, Angelo D'Orsi nota le affinità fra Renzi e Berlusconi, al di là dell'ovvia constatazione della loro attuale alleanza politica. Il fatto che l'agenda politica di Renzi assomigli davvero a quella del noto pregiudicato, è in effetti un tema da approfondire.
(M.B.)
(M.B.)
domenica 20 luglio 2014
L'attacco alla democrazia
Alcuni interventi sulla riforma istituzionale: Stefano Rodotà, Gianni Ferrara, Walter Tocci, Marco Travaglio. Si tratta di persone diverse, che dicono cose diverse, e con le quali probabilmente noi non saremmo d'accordo su molti argomenti. Se si leggono con attenzione i loro interventi, si vede però che c'è un tema comune in quello che dicono: l'indicazione dei fortissimi pericoli delle riforme volute da Renzi e Berlusconi, pericoli che stanno essenzialmente nel prevalere dell'esecutivo sugli altri poteri, e nel suo controllo sulle istanze di garanzia costituzionale come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale.
(M.B.)
(M.B.)
giovedì 8 maggio 2014
Due articoli interessanti
Segnaliamo due interessanti articoli tratti dal circuito degli amici di Sollevazione-Campo Antimperialista.
Il primo ripercorre tutti i momenti nei quali la Lega Nord ha dato il proprio consenso alla nascita, al consolidamento, alla prosecuzione del progetto eurista. Si potrebbero citare anche altri provvedimenti, come la famigerata riforma Maroni (detta anche Biagi), che è un po' la nostra riforma Hartz.
Il secondo invece indaga le ragioni del recentissimo salvataggio, in Senato, nel progetto di revisione costituzionale di Renzi, da parte delle truppe berlusconiane. A proposito del patto Renzi-Berlusconi l'autore dell'articolo scrive:
Il primo ripercorre tutti i momenti nei quali la Lega Nord ha dato il proprio consenso alla nascita, al consolidamento, alla prosecuzione del progetto eurista. Si potrebbero citare anche altri provvedimenti, come la famigerata riforma Maroni (detta anche Biagi), che è un po' la nostra riforma Hartz.
Il secondo invece indaga le ragioni del recentissimo salvataggio, in Senato, nel progetto di revisione costituzionale di Renzi, da parte delle truppe berlusconiane. A proposito del patto Renzi-Berlusconi l'autore dell'articolo scrive:
(...) non sarà che a dispetto del gioco delle parti - il Berlusconi anti-Merkel, il Renzi che vuol cambiare l'Europa - quell'accordo è davvero l'ultima frontiera del blocco eurista? E non sarà proprio per questo che il blocco dominante applaude ed il peggior presidente della repubblica di sempre benedice?E più avanti:
E' infatti piuttosto probabile che dalle urne giunga quantomeno una conferma della forza elettorale del M5S, il cui smantellamento era lo scopo principale del Super-Porcellum congegnato a gennaio. Se così sarà, e chi scrive se lo augura vivamente, i piani del segretario del Pd subiranno un brusco arresto, quantomeno per quel che riguarda le riforme costituzionali (Senato incluso) e la legge elettorale. Sarebbe una vittoria inconfutabile dell'opposizione al governo Renzi, che come abbiamo già visto è in realtà un governo Renzi-Berlusconi, al di là di quel che può pensare il coniglio Alfano.Ci sembra in linea con quanto sosteniamo noi. Buona lettura. (C.M.)
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mercoledì 26 febbraio 2014
Ecco il vero progetto di Renzi
di Fabrizio Tringali
"Se questa sfida la perderemo, sarà solo colpa mia, non cercherò alibi".
Bisogna riconoscere che non è usuale sentire un premier incaricato pronunciare una frase del genere mentre chiede la fiducia al Senato.
Considerando poi che Renzi sa benissimo che molti fra i capibastone del PD che lo hanno spinto ad accettare l'incarico, in realtà non vedono l'ora di farlo fuori, un tale coraggio sarebbe quasi apprezzabile, se non fosse che la credibilità del neo-presidente del consiglio è pari a zero. In molti già gli rinfacciano le dichiarazioni nelle quali si impegnava a "non fare come D'Alema", cioè a non diventare premier senza passare dalla legimittazione data dalla vittoria alle elezioni.
Renzi, quindi, semplicemente sta mentendo. Sapendo di poter mentire. O almeno sperando di poterlo fare senza pagare dazio.
Quando il suo governo salterà per aria (perché salterà per aria), dirà che non cerca alibi, che la colpa è sua, e che il fallimento è dovuto al fatto che lui ha davvero cercato di "fare le riforme", cercando di piegare, senza successo, le resistenze dei palazzi della politica. E chiederà agli italiani di pronunciarsi su questo, col loro voto.
Il fatto che tutto ciò potrebbe anche determinare la disintegrazione del PD e la nascita dell'ennesimo partito personale a disposizione del leaderino fiorentino, sono dettagli.
Fantapolitica?
Può darsi. Ma tutto ciò spiegherebbe perché Renzi sembra giocarsi tutto in un progetto che non pare avere grandi possibilità di riuscita, spiegherebbe perché, in una tale situazione, vada al Senato a prendere a schiaffoni l'intera Aula (alla fine i voti in meno rispetto al governo Letta sono quattro, ma gli incazzati sono molti molti di più..).
E spiegherebbe il feeling fra Renzi e Berlusconi, e i "rumors" su un ipotetico accordo per andare a votare tra un annetto....
P.s. : se davvero Renzi ha in testa qualcosa di simile a quel che ho scritto, si terrà ben stretto l'incarico di Segretario del PD. Dato che comunque si voterà con liste bloccate...
P.s.2: per molto tempo, a causa di ragioni personali, non ho potuto scrivere sul blog. Non so da quando potrò riprendere a pubblicare con regolarità. Spero presto.
martedì 21 gennaio 2014
Repetita iuvant
Ci sarebbero ovviamente molte cose da dire sull'accordo Renzi-Berlusconi. Per cominciare vi proponiamo l'analisi di Mazzei. Aggiungo solo un'osservazione, che probabilmente è una banalità per i lettori di questo blog. Ma a volte è bene ripetere le banalità. La vicenda dimostra infatti, per l'ennesima volta, la totale insensatezza del pensare la politica italiana nei termini dello scontro berlusconiani/antiberlusconiani, con i correlati deliri tipici dei fan dell'uno o dell'altro campo (gli uni che insorgono contro il pericolo reazionario di Berlusconi, gli altri che chiedono la "pacificazione", come se fosse in corso chissà quale guerra). Se si pensasse in quei termini, infatti, la mossa di Renzi sarebbe incomprensibile: egli affronta il pericolo di spaccature nel suo partito, e di disaffezione almeno di una parte del suo elettorato, per cercare un accordo la cui conseguenza politica, compresa da tutti, è la rilegittimazione di Berlusconi come polo fondamentale della politica italiana. Renzi, che sarebbe il rappresentante degli antiberlusconiani, ha cioè compiuto il miracolo politico di trasformare un pregiudicato in uno statista. Tutto questo sarebbe assurdo e incomprensibile se fosse vero quello che da vent'anni ci raccontano a proposito della politica italiana: lo scontro frontale fra destra e sinistra, le profonde contrapposizioni ideologiche e via favoleggiando. Ovviamente è tutto falso, e la verità della politica italiana è quella di una ininterrotta guerra di bande di gangster intenti a depredare il paese e a scontrarsi o accordarsi a seconda delle convenienze immediate. Queste bande di gangster non possono dire, ovviamente, come stanno le cose, e allora nascondono i loro scontri per il potere e i soldi dietro a lontane genealogie ideali, dietro a tradizioni (la destra, la sinistra, il fascismo, l'antifascismo) delle quali nulla capiscono.
Tutto questo lo sapevamo già, ma è bene ribadirlo di fronte a conferme così evidenti.
(M.B.)
Tutto questo lo sapevamo già, ma è bene ribadirlo di fronte a conferme così evidenti.
(M.B.)
sabato 16 novembre 2013
Fatti nuovi
La spaccatura nel Pdl, con la nascita della nuova Forza Italia e di un raggruppamento di destra cosiddetta "moderata", apre nuovi scenari. E' facile pensare che, se la spaccatura è autentica come sembra, la nuova Forza Italia sarà portata ad assumere posizioni in qualche modo analoghe a quelle del Front National di Marine Le Pen. I nuovi scenari aperti da questa prospettiva presentano aspetti inquietanti, ma, se si realizzassero, rappresenterebbero un notevole rimescolamento politico, di cui tenere conto attentamente. Staremo a vedere.
(M.B.)
(M.B.)
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giovedì 3 ottobre 2013
Sic Transit Gloria Silvii
Ieri Berlusconi ha rinunciato, probabilmente per sempre, a giocare un ruolo rilevante nell'ambito della scena politica italiana ed europea. A B. era rimasta una sola maschera in grado di mantenerlo sul palco: quella del vendicatore dei piccoli capitalisti italiani, quella del nemico e possibile affossatore dell'euro. L'ha lasciata cadere, ed è scivolato dietro le quinte.
Il Governo di Letta-nipote rimane al centro della scena, invitto. Aveva ragione Giorgio Cremaschi a mettere in guardia dal definirlo un governicchio; si tratta invece della cupola (o delle sezione italiana, dipende dai punti di vista) di un sistema di potere tentacolare e fortissimo. Talmente forte da poter fungere da polo magnetico per quelli che fino a ieri erano servi e sguatteri di B., i vari Alfano Cicchitto Schifani ecc.
La dirigenza del partito di B. si è dunque schierata contro quest'ultimo, posizionandosi sotto le ali della Trojka. B., ottenuta probabilmente una qualche contropartita, ha accettato il proprio pensionamento. Chi sperava, più o meno velatamente, che egli desse vita a un Fronte Nazionale Italiano è servito. Certo, c'è sempre tempo per l'estrema destra di compattarsi attorno al tema dell'uscita dall'euro. La società italiana è una fucina costante di fascisti. Ma l'Alba Radiosa italiana dovrà aspettare ancora qualche mese, o qualche anno.
Il potenziale anti-euro di B. è la migliore chiave di lettura della storia politica di questi anni. L'establishment di questo paese, quello che ha il suo pilastro nel centro-sinistra e che da vent'anni esprime i Presidenti della Repubblica, ha sempre cercato il compromesso (l'inciucio) con B., cercando di porre la tremenda forza di quest'ultimo al servizio dell'Europa, e non contro di essa. Lo scambio ha dato i suoi frutti: B. non ha mai fatto tremare, come pur avrebbe potuto, l'impalcatura comunitaria, e la controparte non ha fatto in modo, come pure avrebbe potuto, di contrastare i suoi interessi e la sua smania di impunità.
Tale patto tra gentiluomini non ha escluso che, a un certo punto, lo stesso establishment cercasse di far fuori B. I vertici della Repubblica e delle istituzioni europee hanno cercato dunque di arrivare a un preciso risultato: liberare la destra italiana dal controllo di B. Non a caso la storia recente di questo paese può essere descritta come una continua battaglia per il dominio del campo destro dello scenario politico. Anni fa ci provarono con Follini e Casini. Poi, più apertamente, con Fini. Infine inviarono Monti a fondare la sezione italiana del Partito Popolare Europeo, scalzando il dominio berlusconiano; ma alle elezioni del febbraio 2013 B. prese il triplo dei voti dell'uomo della Trojka.
Ironia della sorte, Alfano è riuscito dove tutti gli altri fallirono. L'assassino, come sempre, è il maggiordomo.
Ora che B. è stato addomesticato, dobbiamo prepararci ad un attacco concentrico contro quanto di buono e civile ci rimane. PdL e PD uniti, e più che mai forti nella loro unione, coperti sul fianco destro aggrediranno quello sinistro. L'obiettivo, oltre al proseguimento della macelleria sociale imposta da Bruxelles, sono la Costituzione e l'indipendenza della Magistratura. Se lo ricordino i vari Landini, Rodotà, Zagrebelsky. Ora il collante dell'antiberlusconismo si è esaurito. B. non è più eversore; lo sarà Letta. Saranno le personalità citate all'altezza del momento? Riusciranno a rompere ogni legame col centro-sinistra che vuole rovinare la Costituzione? (C.M.)
Il Governo di Letta-nipote rimane al centro della scena, invitto. Aveva ragione Giorgio Cremaschi a mettere in guardia dal definirlo un governicchio; si tratta invece della cupola (o delle sezione italiana, dipende dai punti di vista) di un sistema di potere tentacolare e fortissimo. Talmente forte da poter fungere da polo magnetico per quelli che fino a ieri erano servi e sguatteri di B., i vari Alfano Cicchitto Schifani ecc.
La dirigenza del partito di B. si è dunque schierata contro quest'ultimo, posizionandosi sotto le ali della Trojka. B., ottenuta probabilmente una qualche contropartita, ha accettato il proprio pensionamento. Chi sperava, più o meno velatamente, che egli desse vita a un Fronte Nazionale Italiano è servito. Certo, c'è sempre tempo per l'estrema destra di compattarsi attorno al tema dell'uscita dall'euro. La società italiana è una fucina costante di fascisti. Ma l'Alba Radiosa italiana dovrà aspettare ancora qualche mese, o qualche anno.
Il potenziale anti-euro di B. è la migliore chiave di lettura della storia politica di questi anni. L'establishment di questo paese, quello che ha il suo pilastro nel centro-sinistra e che da vent'anni esprime i Presidenti della Repubblica, ha sempre cercato il compromesso (l'inciucio) con B., cercando di porre la tremenda forza di quest'ultimo al servizio dell'Europa, e non contro di essa. Lo scambio ha dato i suoi frutti: B. non ha mai fatto tremare, come pur avrebbe potuto, l'impalcatura comunitaria, e la controparte non ha fatto in modo, come pure avrebbe potuto, di contrastare i suoi interessi e la sua smania di impunità.
Tale patto tra gentiluomini non ha escluso che, a un certo punto, lo stesso establishment cercasse di far fuori B. I vertici della Repubblica e delle istituzioni europee hanno cercato dunque di arrivare a un preciso risultato: liberare la destra italiana dal controllo di B. Non a caso la storia recente di questo paese può essere descritta come una continua battaglia per il dominio del campo destro dello scenario politico. Anni fa ci provarono con Follini e Casini. Poi, più apertamente, con Fini. Infine inviarono Monti a fondare la sezione italiana del Partito Popolare Europeo, scalzando il dominio berlusconiano; ma alle elezioni del febbraio 2013 B. prese il triplo dei voti dell'uomo della Trojka.
Ironia della sorte, Alfano è riuscito dove tutti gli altri fallirono. L'assassino, come sempre, è il maggiordomo.
Ora che B. è stato addomesticato, dobbiamo prepararci ad un attacco concentrico contro quanto di buono e civile ci rimane. PdL e PD uniti, e più che mai forti nella loro unione, coperti sul fianco destro aggrediranno quello sinistro. L'obiettivo, oltre al proseguimento della macelleria sociale imposta da Bruxelles, sono la Costituzione e l'indipendenza della Magistratura. Se lo ricordino i vari Landini, Rodotà, Zagrebelsky. Ora il collante dell'antiberlusconismo si è esaurito. B. non è più eversore; lo sarà Letta. Saranno le personalità citate all'altezza del momento? Riusciranno a rompere ogni legame col centro-sinistra che vuole rovinare la Costituzione? (C.M.)
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domenica 29 settembre 2013
Un commento di Leonardo Mazzei
A proposito della crisi di governo, segnaliamo un commento di Leonardo Mazzei, lucido come sempre.
giovedì 5 settembre 2013
Grillo non ha tutti i torti
Chi frequenta questo blog sa che non abbiamo mai lesinato critiche al M5S, almeno quando le critiche apparivano necessarie. Tuttavia, non si può non notare che alcuni degli atteggiamenti che
Grillo assume nei confronti dei "dissidenti" interni, nonostante la loro
caratura autoritaria, sono ampiamente giustificabili.
Nei fatti, la "corrente" che a noi piacerebbe vedere presente all'interno del M5S non esiste in termini politicamente apprezzabili. Questa corrente dovrebbe essere composta di soggetti che rifiutino l'imperio di Grillo-Casaleggio sull'intero movimento, e reclamino democrazia interna (questione di metodo), ma che allo stesso tempo non abbiano il minimo dubbio sulla necessità di non collaborare in nessuno modo con una forza distruttiva e anti-popolare come il PD (questione di sostanza). Ebbene, nella realtà delle cose coloro che si trovano sul giusto versante per quando riguarda la questione di metodo sono pronti a sostenere un nuovo governo di centro-sinistra, mentre quelli che hanno ragione sulla sostanza sono i guardiani dell'autoritarismo anti-democratico di Grillo. Non vi è dunque alcuno spazio di medizione.
Ospite a giugno della prima puntata di "In Onda Estate", programma condotto da Luca Telese, Adele Gambaro, senatrice espulsa dal gruppo del M5S, riservava buone parole per il governo Letta-Alfano, e si diceva pronta a sostenere una maggioranza "per il bene del paese". Pochi giorni fa Orellana ha annunciato che bisognerebbe allearsi con il PD. La reazione da parte dei vertici del movimento è stata sempre la stessa, la solita: minacce di espulsione e proclami roboanti. Resta il fatto che Orellana si dice pronto a lasciare il gruppo, come hanno già fatto quattro suoi colleghi. Quindi il PD potrebbe contare su diverse stampelle, oltretutto sormontate dall'aura della "dissidenza" e del "martirio". La situazione in Senato è questa*:
PD: 107 senatori
PdL: 91
M5S: 50
Monti: 20
Autonomisti di varia estrazione: 19
Lega: 17
Sel: 7
Grillini dissidenti: 4
In grassetto i gruppi che sosterrebbero un nuovo governo di centro-sinistra.
Se contiamo i 4 senatori a vita provvidenzialmente nominati da Napolitano, a fronte di un'Aula con 319 membri, il centro-sinistra gode di una possibile maggioranza di 161 voti contro 158. Uno scarto minimale. Diventa così indispensabile attirare nuovi senatori, e putroppo il M5S è attualmente terreno fertile. Non è nemmeno escluso, anzi è molto probabile, che qualche voto per il nuovo governo provenga anche dal PdL. Basterebbero cinque senatori ex-grillini e cinque ex-berlusconiani per arrivare ad una maggioranza piuttosto solida.
La prospettiva di un nuovo governo senza il PdL diventa più realistica man mano che si chiudono le porte dell'impunità a Berlusconi. Di fronte alla prospettiva dell'esclusione dalla vita politica, questi potrebbe tentare il colpo di mano, cercando di ottenere le elezioni anticipate da vincere con una campagna elettorale anti-euro e sostanzialmente eversiva. Gli esponenti più moderati del suo partito non lo seguirebbero. Ed è facile prevedere che un nuovo governo Monti-Letta-Vendola, formato "per senso di responsabilità nazionale", verrebbe sostenuto da una manciata di preziosi voti ex-M5S. (C.M.)
*Non ho contato il voto di Ciampi, che ha 93 anni, di Grasso, che è divenuto presidente dell'assemblea, e ho spostato il voto di Tremonti dal gruppo degli autonomisti a quello della Lega.
Nei fatti, la "corrente" che a noi piacerebbe vedere presente all'interno del M5S non esiste in termini politicamente apprezzabili. Questa corrente dovrebbe essere composta di soggetti che rifiutino l'imperio di Grillo-Casaleggio sull'intero movimento, e reclamino democrazia interna (questione di metodo), ma che allo stesso tempo non abbiano il minimo dubbio sulla necessità di non collaborare in nessuno modo con una forza distruttiva e anti-popolare come il PD (questione di sostanza). Ebbene, nella realtà delle cose coloro che si trovano sul giusto versante per quando riguarda la questione di metodo sono pronti a sostenere un nuovo governo di centro-sinistra, mentre quelli che hanno ragione sulla sostanza sono i guardiani dell'autoritarismo anti-democratico di Grillo. Non vi è dunque alcuno spazio di medizione.
Ospite a giugno della prima puntata di "In Onda Estate", programma condotto da Luca Telese, Adele Gambaro, senatrice espulsa dal gruppo del M5S, riservava buone parole per il governo Letta-Alfano, e si diceva pronta a sostenere una maggioranza "per il bene del paese". Pochi giorni fa Orellana ha annunciato che bisognerebbe allearsi con il PD. La reazione da parte dei vertici del movimento è stata sempre la stessa, la solita: minacce di espulsione e proclami roboanti. Resta il fatto che Orellana si dice pronto a lasciare il gruppo, come hanno già fatto quattro suoi colleghi. Quindi il PD potrebbe contare su diverse stampelle, oltretutto sormontate dall'aura della "dissidenza" e del "martirio". La situazione in Senato è questa*:
PD: 107 senatori
PdL: 91
M5S: 50
Monti: 20
Autonomisti di varia estrazione: 19
Lega: 17
Sel: 7
Grillini dissidenti: 4
In grassetto i gruppi che sosterrebbero un nuovo governo di centro-sinistra.
Se contiamo i 4 senatori a vita provvidenzialmente nominati da Napolitano, a fronte di un'Aula con 319 membri, il centro-sinistra gode di una possibile maggioranza di 161 voti contro 158. Uno scarto minimale. Diventa così indispensabile attirare nuovi senatori, e putroppo il M5S è attualmente terreno fertile. Non è nemmeno escluso, anzi è molto probabile, che qualche voto per il nuovo governo provenga anche dal PdL. Basterebbero cinque senatori ex-grillini e cinque ex-berlusconiani per arrivare ad una maggioranza piuttosto solida.
La prospettiva di un nuovo governo senza il PdL diventa più realistica man mano che si chiudono le porte dell'impunità a Berlusconi. Di fronte alla prospettiva dell'esclusione dalla vita politica, questi potrebbe tentare il colpo di mano, cercando di ottenere le elezioni anticipate da vincere con una campagna elettorale anti-euro e sostanzialmente eversiva. Gli esponenti più moderati del suo partito non lo seguirebbero. Ed è facile prevedere che un nuovo governo Monti-Letta-Vendola, formato "per senso di responsabilità nazionale", verrebbe sostenuto da una manciata di preziosi voti ex-M5S. (C.M.)
*Non ho contato il voto di Ciampi, che ha 93 anni, di Grasso, che è divenuto presidente dell'assemblea, e ho spostato il voto di Tremonti dal gruppo degli autonomisti a quello della Lega.
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domenica 9 giugno 2013
Il ricatto di Silvio
Avrete sicuramente sentito dell'ultimo Berlusconi
anti-euro. E' una costante: quando il personaggio è sotto pressione (anche e sopratutto
giudiziaria) tira immediatamente fuori certi argomenti. Evidentemente sa
di poterli usare in funzione ricattatoria, una cosa del tipo: se non mi
salvate dalla Boccassini io faccio crollare l'euro. Infatti non sarebbe così difficile per Berlusconi sfiduciare Letta, costringere il sistema politico alle elezioni, imbastire una campagna anti-euro e anti-austerity e... tornare al governo. Berlusconi è probabilmente l'unico uomo che può decidere di distruggere l'euro. I suoi avversari (meglio: i suoi ex avversari) lo sanno, e se la situazione precipita dal punto di vista giudiziario si inventeranno un qualche salva-condotto. Speriamo che qualcuno li fermi. (C.M.)
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venerdì 15 marzo 2013
Storie di ordinaria impunità
Claudio Martini
Nella scorsa settimana sono accaduti due fatti interessanti, i quali coinvolgono diverse categorie del diritto e costituiscono allo stesso tempo dirimenti questioni politiche. Si tratta del caso dei due fucilieri che avrebbero dovuto essere processati in india, e non lo saranno, e della manifestazione al tribunale di Milano dei deputati PdL a difesa del loro capo.
Il primo caso consiste una una complessa controversia internazionale, di cui non è evidente la necessaria disciplina giuridica. Chi scrive, pur studente di giurisprudenza, ammette la sua ignoranza. L'unica cosa che mi viene in mente è il patto di Londra del 51, che consente ai militari NATO di essere processati, per i delitti commessi in territorio italiano, soltanto da corti militari dei paesi d'appartenenza. È ben possibile che che la giurisdizione sia contendibile tra più stati, quando un delitto è commesso in territorio neutro; e può darsi che il personale militare all'estero goda di una qualche forma di immunità. Restano i seguenti fatti: l'Italia si è resa colpevole di un grave sgarbo diplomatico; due pescatori indiani sono stati assassinati.
Rispetto al primo fatto c'è poco da dire: da un lato dimostriamo,ancora una volta, di non essere un paese granché affidabile, dato che i due militari ci erano stati riconsegnati dietro "promessa di restituzione"; dall'altro sembra abbastanza evidente che dietro alla mancata riconsegna ci sia una qualche forma di accordo con le autorità indiane. Almeno, questa è l'opinione dei cittadini del Kerala che protestano dando alle fiamme la foto del premier indiano Manmohan Singh.
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venerdì 14 dicembre 2012
La volgarità della Littizzetto.
Il recente sketch della Littizzetto
contro Berlusconi sta facendo discutere. Non è la prima volta che
l'attrice indirizza i suoi strali contro esponenti della politica.
Come dimenticare quando nel febbraio 2007 si scagliò contro Rossi e
Turigliatto, allora senatori, colpevoli di non aver votato a favore
della politica militarista del governo di centrosinistra? I due Parlamentari stavano compiendo
un gesto coraggioso, di rara coerenza con i propri valori e con il
mandato ricevuto dai propri elettori, ben sapendo che l'avrebbero
pagato con l'espulsione dai rispettivi partiti (e quindi con la
non-rielezione). Ma per la Littizzetto andavano attaccati con
durezza, perché mettevano il bastone fra le ruote ai potenti che a
lei piacciono.
Altrettanta durezza la riserva alle porcate della destra. Aggredisce Berlusconi, ma non l'abbiamo mai sentita gridare parolacce contro l'operato dell'uomo che in questo momento è il più potente d'Italia, e che ha delegittimato una delle migliori procure antimafia d'Italia, solo per salvare se stesso e i suoi amici: Giorgio Napolitano.
In questo contesto la volgarità della Littizzetto non è un elemento da trascurare, perché rappresenta un tratto caratteristico di buona parte del cosiddetto “popolo di sinistra”, che infatti si riconosce in personaggi come lei, decretandone il successo di pubblico. Un ceto “intellettuale” che si pretende colto, intelligente e profondo ma che in realtà è ormai talmente degradato e subalterno da divertirsi a crepapelle di fronte a un umorismo fatto solo di volgarità. Naturalmente non ci riferiamo solo al turpiloquio, bensì, in generale, al becero e superficiale antiberlusconismo della sinistra, volgare quanto il berlusconismo della destra. Perché se è vero che Berlusconi, dal punto di vista morale, ha ridotto l'Italia in macerie, è altrettanto innegabile che dal punto di vista politico, economico e sociale, la vera distruzione è stata compiuta dalla sinistra: precarizzazione del lavoro, svendita dei beni comuni, guerra, svilimento della Costituzione. E' soprattutto la sinistra che ha annodato al collo del Paese il cappio della moneta unica e dei vincoli europei che ci stanno letteralmente uccidendo.
La volgarità della Littizzetto ha però il pregio di esprimere, a suo modo, la verità sulla sinistra politica, che non ha più nulla da dire sulle dinamiche reali del mondo contemporaneo, sulla crisi economica, ecologica e sociale in atto, sulle modalità per costruire, insieme, un futuro diverso. E rovescia il proprio livore addosso al nemico di turno, ridendo di lui per non piangere su se stessa.
La presa di coscienza di chi siano i veri responsabili della crisi in atto, che vanno ricercati tanto nella destra quanto nella sinistra, è essenziale perché vi sia ancora una speranza di salvezza. Di fronte a questa esigenza, la Littizzetto, e in generale l'antiberlusconismo della sinistra, non rappresenta altro che un'arma di distrazione di massa.
(M.B., F.T.)
Altrettanta durezza la riserva alle porcate della destra. Aggredisce Berlusconi, ma non l'abbiamo mai sentita gridare parolacce contro l'operato dell'uomo che in questo momento è il più potente d'Italia, e che ha delegittimato una delle migliori procure antimafia d'Italia, solo per salvare se stesso e i suoi amici: Giorgio Napolitano.
In questo contesto la volgarità della Littizzetto non è un elemento da trascurare, perché rappresenta un tratto caratteristico di buona parte del cosiddetto “popolo di sinistra”, che infatti si riconosce in personaggi come lei, decretandone il successo di pubblico. Un ceto “intellettuale” che si pretende colto, intelligente e profondo ma che in realtà è ormai talmente degradato e subalterno da divertirsi a crepapelle di fronte a un umorismo fatto solo di volgarità. Naturalmente non ci riferiamo solo al turpiloquio, bensì, in generale, al becero e superficiale antiberlusconismo della sinistra, volgare quanto il berlusconismo della destra. Perché se è vero che Berlusconi, dal punto di vista morale, ha ridotto l'Italia in macerie, è altrettanto innegabile che dal punto di vista politico, economico e sociale, la vera distruzione è stata compiuta dalla sinistra: precarizzazione del lavoro, svendita dei beni comuni, guerra, svilimento della Costituzione. E' soprattutto la sinistra che ha annodato al collo del Paese il cappio della moneta unica e dei vincoli europei che ci stanno letteralmente uccidendo.
La volgarità della Littizzetto ha però il pregio di esprimere, a suo modo, la verità sulla sinistra politica, che non ha più nulla da dire sulle dinamiche reali del mondo contemporaneo, sulla crisi economica, ecologica e sociale in atto, sulle modalità per costruire, insieme, un futuro diverso. E rovescia il proprio livore addosso al nemico di turno, ridendo di lui per non piangere su se stessa.
La presa di coscienza di chi siano i veri responsabili della crisi in atto, che vanno ricercati tanto nella destra quanto nella sinistra, è essenziale perché vi sia ancora una speranza di salvezza. Di fronte a questa esigenza, la Littizzetto, e in generale l'antiberlusconismo della sinistra, non rappresenta altro che un'arma di distrazione di massa.
(M.B., F.T.)
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giovedì 13 dicembre 2012
Il ritorno di Berlusconi e dell'antiberlusconismo
L'ennesima discesa in campo di Berlusconi e l'annuncio delle dimissioni di Monti hanno agitato le acque in quel mondo delle apparenze che è la politica italiana. Il PDL si appresta a lanciare una campagna elettorale incentrata sulla difesa della sovranità nazionale e fortemente critica verso l'euro e
verso i principali partner europei, in primis la Germania. E' quindi possibile che anche in parte del mainstream cominci ad apparire qualche verità sull'euro e sulla follia dei vincoli europei, se non altro perché ciò, almeno per il momento, conviene a colui che detiene la proprietà di un bel po' di mezzi di informazione. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che razza di personaggio sia Berlusconi. Può essere considerato affidabile nel ruolo di difensore della sovranità nazionale? Risposta semplice: assolutamente no. E non solo per i suoi guai con la giustizia, le condanne evitate grazie alla prescrizione o alle leggi ad personam, o perché sia un un uomo ricattabile, come dimostra il caso Ruby. Ma per le scelte politiche dei suoi governi. Berlusconi ha partecipato, da premier, a numerosi vertici europei senza mai porre un veto sulle decisioni che venivano assunte. Il suo governo ha supinamente accettato di vincolare l'Italia alle varie misure che poi sono state tradotte in leggi dall'esecutivo guidato da Monti. Lo spiega Vladimiro Giacché nel suo ultimo libro, in riferimento soprattutto all'inasprimento della rigidità dei parametri di Maastricht.
Certo, si potrebbe obiettare che Berlusconi non è stato solerte nell'obbedire agli ordini contenuti nella famosa lettera della BCE, nell'estate del 2011. E che è anche per questa resistenza che è stato
“dimissionato” e poi sostituito da Monti. Ma è proprio questa vicenda a mostrare la pochezza del personaggio, il suo barcamenarsi di corto respiro fra la totale incapacità di opporsi alle imposizioni della UE e il tentativo di salvaguardare i propri interessi, compreso il consenso elettorale.
Possiamo considerare positivo il fatto che nei prossimi mesi potrebbe finalmente aprirsi qualche spazio per una discussione pubblica sull'euro e sulla UE. Occorre però anche tenere presente il rischio che le posizioni di critica verso i vincoli europei vengano squalificate dal fatto di essere associate ad un tale individuo, e che alla fine il dibattito politico-mediatico, oramai incentrato su messaggi brevi e superficiali, tenda alla rimozione del confronto sulle argomentazioni per limitarsi a contrapporre la sozzura di Berlusconi alla “credibilità” dei suoi avversari (Monti, Casini, Montezemolo, Bersani).
Ennesimo esempio del fatto che per riportare il Paese su una strada di civiltà e giustizia occorre liberarlo dall'intero ceto politico, di destra e di sinistra, e costruire un sistema di informazione e comunicazione pienamente libero dai condizionamenti della politica.
(M.B., F.T.)
verso i principali partner europei, in primis la Germania. E' quindi possibile che anche in parte del mainstream cominci ad apparire qualche verità sull'euro e sulla follia dei vincoli europei, se non altro perché ciò, almeno per il momento, conviene a colui che detiene la proprietà di un bel po' di mezzi di informazione. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che razza di personaggio sia Berlusconi. Può essere considerato affidabile nel ruolo di difensore della sovranità nazionale? Risposta semplice: assolutamente no. E non solo per i suoi guai con la giustizia, le condanne evitate grazie alla prescrizione o alle leggi ad personam, o perché sia un un uomo ricattabile, come dimostra il caso Ruby. Ma per le scelte politiche dei suoi governi. Berlusconi ha partecipato, da premier, a numerosi vertici europei senza mai porre un veto sulle decisioni che venivano assunte. Il suo governo ha supinamente accettato di vincolare l'Italia alle varie misure che poi sono state tradotte in leggi dall'esecutivo guidato da Monti. Lo spiega Vladimiro Giacché nel suo ultimo libro, in riferimento soprattutto all'inasprimento della rigidità dei parametri di Maastricht.
Certo, si potrebbe obiettare che Berlusconi non è stato solerte nell'obbedire agli ordini contenuti nella famosa lettera della BCE, nell'estate del 2011. E che è anche per questa resistenza che è stato
“dimissionato” e poi sostituito da Monti. Ma è proprio questa vicenda a mostrare la pochezza del personaggio, il suo barcamenarsi di corto respiro fra la totale incapacità di opporsi alle imposizioni della UE e il tentativo di salvaguardare i propri interessi, compreso il consenso elettorale.
Possiamo considerare positivo il fatto che nei prossimi mesi potrebbe finalmente aprirsi qualche spazio per una discussione pubblica sull'euro e sulla UE. Occorre però anche tenere presente il rischio che le posizioni di critica verso i vincoli europei vengano squalificate dal fatto di essere associate ad un tale individuo, e che alla fine il dibattito politico-mediatico, oramai incentrato su messaggi brevi e superficiali, tenda alla rimozione del confronto sulle argomentazioni per limitarsi a contrapporre la sozzura di Berlusconi alla “credibilità” dei suoi avversari (Monti, Casini, Montezemolo, Bersani).
Ennesimo esempio del fatto che per riportare il Paese su una strada di civiltà e giustizia occorre liberarlo dall'intero ceto politico, di destra e di sinistra, e costruire un sistema di informazione e comunicazione pienamente libero dai condizionamenti della politica.
(M.B., F.T.)
venerdì 7 dicembre 2012
Il piano di Berlusconi
di Fabrizio Tringali
Ma cosa sta combinando Berlusconi? Farà davvero cadere il governo Monti?
Conoscendo il personaggio, è semplice dare una risposta alla prima domanda: si sta facendo i fatti suoi. Vuole ottenere l'accorpamento delle elezioni politiche con quelle regionali (non perché voglia risparmiare soldi pubblici, il motivo è semplicemente evitare che la probabile sconfitta nel Lazio trascini effetti negativi per il PDL anche a livello nazionale), vuole garanzie sulla possibile nuova legge elettorale e chissà cos'altro.
Rispondere alla seconda domanda, invece, è più complicato. Probabilmente no, non farà cadere l'esecutivo. Ma la decisione definitiva dipende da quel che scaturirà dalle complesse trattative avviate con il Quirinale, il governo e le altre forze politiche.
E' per ottenere il più possibile che Berlusconi mostra i muscoli. Anche al prezzo di ulteriori rotture all'interno di un PDL già in frantumi, l'ex premier sceglie di dimostrare apertamente di avere ancora in mano i numeri parlamentari per impedire l'approvazione di qualsiasi provvedimento.
Nei prossimi giorni vedremo gli sviluppi di questa situazione.
Quel che è certo è che Berlusconi si sta smarcando sempre di più dal governo Monti, e si prepara ad una campagna elettorale aggressiva, fortemente critica verso le politiche imposte dagli organismi europei.
Gli sentiremo ripetere che l'Italia deve difendersi dalle “velleità neo-coloniali che alcuni circoli europei continuano a coltivare” (per chi l'avesse perso, lo ha già detto nel discorso dello scorso ottobre in cui motivava la sua uscita di scena).
L'attacco al governo che realizza le politiche recessive che “ci chiede l'Europa”, unito al probabile rinnovamento dell'alleanza con la Lega, (obiettivo esplicitato tramite il pubblico endorsement alla candidatura di Maroni alla guida della Regione Lombardia), gli consentiranno di ottenere un risultato elettorale importante, sicché anche nella prossima legislatura bisognerà continuare a fare i conti con lui.
Una delle tante disastrose conseguenze dell'aver affidato il governo del Paese alla follia distruttiva della tecnocrazia europea e all'ingordigia delle banche, è quella di aver resuscitato Berlusconi, permettendogli addirittura di poter sfruttare la forza mediatica di cui dispone per riproporsi all'opinione pubblica come salvatore della Patria. Anche di questo dovremo ringraziare l' “Europa”.
domenica 28 ottobre 2012
Piccola congettura
Claudio Martini
Dunque si è scoperto che Berlusconi oltreché imprenditore, statista e playboy è anche evasore fiscale. Il nostro è agitato, e neanche troppo velatamente minaccia di togliere la fiducia la Governo da lui installato quasi un anno fa con l'accordo di Napolitano. Si è scatenato un putiferio; per accorsene basta confrontare la reazione alle sue ultime uscite del mainstream da una parte (Franco, ma anche Folli) e del Silvio Fan Club dall'altra (un insuperabile Sallusti, inspiegabilmente ancora a piede libero).
Di fronte a simili prese di posizione è legittimo aspettarsi che finalmente Berlusconi faccia qualcosa di buono; e cioè che la stacchi, quella benedetta spina. A mio parere invece la spina rimarrà saldamente attaccata, e le minacce di Berlusconi verranno ricordate come un semplice sfogo.
sabato 23 giugno 2012
Come volevasi dimostrare - 2
di Fabrizio Tringali
L'avevamo detto che Berlusconi avrebbe cavalcato il tema dell'uscita dall'euro....Non si tratta più solo di affermazioni estemporanee e poi smentite, ma del lancio di una iniziativa pubblica in cui discutere chiaramente dell'ipotesi di abbandonare la moneta unica.
Del resto tutta l'accozzaglia di politicanti di destra, centro e sinistra sta spianando la strada al Cavaliere, continuando a vaneggiare e straparlando di "altra europa", "più europa", "europa dei popoli".
Tutti stanno comprendendo che questi vuoti slogan hanno solo, unico, significato: fine della democrazia, azzeramento della sovranità, commissariamento dello Stato da parte della UE, cioè della Germania (oppure di una sorta di "direttorio" delle elite europee, se queste riusciranno a ridimensionare un po' la supremazia tedesca, come sperano i PIIGS spalleggiati dagli Stati Uniti).
Non a caso, il Presidente del Consiglio che avrebbe dovuto "contare in Europa" viene oramai deriso da tutta la UE, che definisce pubblicamente "semplici aspirine" le sue ricette contro la crisi.
Berlusconi vede l'autostrada che il resto del ceto politico gli ha gentilmente aperto davanti, e prepara il suo ritorno sulla scena politica. Che probabilmente sarà trionfale, a meno che nel frattempo non nasca un forte movimento politico, ampio, popolare e partecipazionista (che comprenda il Movimento 5 Stelle, ma che non sia limitato ad esso, e che sia capace di superarne le contraddizioni in termini di democrazia interna, effettivo partecipazionismo, e progettualità politica), in grado di prendere coscienza della necessità di abbandonare la moneta unica ed i vincoli dati dall'appartenenza alla UE, e disegnare i contorni di un progetto politico alternativo in grado di difendere i ceti medi e popolari.
P.s.: IlSole24Ore reagisce, per ora, spargendo terrorismo sull'ipotesi di uscita dall'euro, descritta nientemeno che come "una tragedia". Leggete con calma e attenzione tutte le catastrofiche affermazioni contenute nell'articolo a questo link, e poi pazientate un po' tenendovele bene in mente.... la dimostrazione che sono tutte sciocchezze la troverete sul prossimo saggio, che Marino ed io abbiamo consegnato all'editore, e che presto sarà pubblicato....
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