di Fabrizio Tringali
Pubblicando sul suo blog questa interessante intervista, Emiliano Brancaccio puntualizza una questione molto importante: nelle attuali condizioni, una ristrutturazione del debito pubblico sarebbe deleteria.L'economista afferma che "una ristrutturazione unilaterale del debito, attuata senza risolvere il problema del disavanzo delle partite correnti, implica l’esigenza per il paese di tornare a chiedere prestiti all’estero appena dopo avere rifiutato di pagare quelli assunti in precedenza".
Sarebbe davvero importante che se ne rendessero conto quanti propongono campagne in questo senso, audit sul debito e cose simili.
Dato che la crisi è causata dallo squilibrio nelle partite correnti (cosa ormai largamente riconosciuta), e quindi dal debito privato, se l'Italia ristrutturasse il debito pubblico, non risolverebbe nessuno dei suoi problemi economici.
Dopo il default, lo squilibrio nelle partite correnti resterebbe tal quale a prima. E l'indebitamento privato continuerebbe a spingere verso l'alto il debito pubblico (date un'occhiata al rapporto debito/PIL della Spagna, prima della crisi ed oggi: nel 2007 era appena al 36%, molto inferiore rispetto a quello della Germania! Ed ora è schizzato fino all'88%).
Dunque, una volta ristrutturato il debito pubblico, il Paese continuerebbe ad essere considerato a rischio default e le fatiche per finanziarsi non diminuirebbero.
E, per giunta, si dovrebbe andare a chiedere soldi proprio a quei creditori ai quali si avrebbe appena tagliato il valore dei crediti! Come pensate che si comporterebbero?
E' ovvio che la cosa non potrebbe funzionare.
In sintesi la questione può essere semplificata e sintetizzata così: Tizio guadagna meno di quanto spende, c'è la crisi e le sue "entrate" diminuiscono sempre più. Di conseguenza si indebita. Ha diversi creditori cui deve soldi.
Siccome non li può pagare, decide di tagliare il debito: comunica ai creditori che non li pagherà (o li ripagherà solo in parte).
In questo modo Tizio diminuisce le "uscite" in quanto abbassa le quote di interessi che deve pagare ai creditori. Tuttavia la crisi continua, ed egli continua a veder diminuire le sue entrate. Di conseguenza Tizio continua ad avere necessità di finanziamento. Il problema però è che, a questo punto, Tizio deve tornare a chiedere soldi a quei creditori cui ha negato la restituzione del prestito....
Come pensate che finirebbe questa storia?
Per fortuna l'Italia non è Tizio. Uno Stato non è un privato, e, recuperando sovranità monetaria, esso può agire sul cambio valutario per spingere verso un riequilibrio.
p.s. è ovvio che se davvero l'Italia ristrutturasse il debito, l'euro finirebbe il giorno dopo, anzi il giorno stesso, per motivi che si possono dedurre da quanto esposto sopra. E altrettanto ovviamente, finirebbe in modo molto traumatico.
Molto meglio decidere prima di uscire, dotandosi degli strumenti politici ed economici per gestire al meglio la situazione.