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giovedì 25 settembre 2014
Siluro europeo per Renzi?
L'editoriale anti-Renzi di Ferruccio De Bortoli è molto importante. È un attacco durissimo. Come può essere interpretato? Probabilmente si tratta di un messaggio dell'establishment italiano, volto a suggerire a Matteo Renzi di piegarsi, senza resistenze, ai diktat europei. Se così fosse, si tratterebbe di un ulteriore punto in comune con l'esperienza di Berlusconi, di cui abbiamo già parlato.
lunedì 4 novembre 2013
Al Corriere, a volte, ragionano, a Repubblica no
L'ormai celebre editoriale di Eugenio Scalfari, nel quale si accusa Grillo di essere più o meno il nuovo Hitler, non ha scatenato soltanto la veemente reazione dei militanti 5 Stelle, ma anche una risposta da parte di un altro autorevole esponente del mainstream. Quando è troppo è troppo, e se gli argomenti che vengono impiegati nella difesa a oltranza dello Status Quo e della UE superano eccessivamente i confini della logica e della misura finiscono per nuocere alla stessa causa che dovrebbero sostenere. Ma andiamo con ordine.
Scalfari mescola critiche legittime (anche se iperboliche) all'autoritarismo di Grillo, con "argomenti" che dovrebbero far arrossire chi li adotta, come quando accusa Grillo di opporsi a tutti i partiti, a tutte le istituzioni, a tutti i ministri. E cosa dovrebbe fare un partito di opposizione, secondo il fondatore di Repubblica?
Il nostro poi si impegola in una riflessione (piuttosto sghemba) della "fine della privacy" nell'era di Internet, e poi arriva finalmente all'unico punto che veramente gli preme:
Un colossale Non Sequitur: siccome Grillo è cattivo e le "reti interconnesse" hanno cancellato la privacy, bisogna fare gli Stati Uniti d'Europa. Un'inferenza paragonabile a quella che facesse derivare la necessità di uscire con l'ombrello dal fatto che c'è un terremoto in Cornovaglia. Ovviamente la conclusione dell'editoriale non ha quasi nessun legame con il corpo dello stesso, ma poco importa; si dice che Catone concludesse qualsiasi ragionamento con il leitmotiv "e comunque Cartagine deve essere distrutta". Per Scalfari vale lo stesso. Gli Stati Uniti d'Europa si devono fare, al di là di qualsiasi argomentazione e plausibilità; la loro necessità è autoevidente, e se non sei d'accordo giù insulti. Ed ecco illustrato cosa intende Scalfari per dialettica democratica.
Un simile, vergognoso atteggiamente ha fatto alzare il sopracciglio persino ad Angelo Panebianco, che ha risposto, quasi punto per punto, allo sproloquio scalfariano (e il primo ad accorgersene è stato Marco Cattaneo, mi sembra). Panebianco è lucido e lapidario:
E ancora:
Se ne sono accorti! Alla lunga, non è possibile rimuovere il problema del crescente euroscetticismo con l'insulsa etichetta di "populismo". L'editorialista del Corriere sembra comprendere che se il mainstream continuerà a non degnare del minimo rispetto i propri oppositori, alla fine verrà coinvolto in una vera crisi di legittimità.
Putroppo però per chi, come Panebianco, sostiene nonostante tutto il progetto eurista, gli euro-fanatici alla Scalfari, nella loro tracotanza, almeno una ragione ce l'hanno: mentre gli argomenti a favore di Euro e UE sono pochi e gracili, quelli contro traboccano, sono tali e tanti da ricomprendere in essi l'intero spettro delle possibili posizioni politiche, potendo addirittura restituire senso a termini come Destra e Sinistra. In un confronto dialettica onesto e serrato, è facile prevedere chi avrebbe la meglio. Ecco perché gli euro-fanatici di Repubblica sono costretti a rifugiarsi nei Non Sequitur, abbandonando la lucidità che evidentemente al Corriere ancora conservano. (C.M.)
Scalfari mescola critiche legittime (anche se iperboliche) all'autoritarismo di Grillo, con "argomenti" che dovrebbero far arrossire chi li adotta, come quando accusa Grillo di opporsi a tutti i partiti, a tutte le istituzioni, a tutti i ministri. E cosa dovrebbe fare un partito di opposizione, secondo il fondatore di Repubblica?
Il nostro poi si impegola in una riflessione (piuttosto sghemba) della "fine della privacy" nell'era di Internet, e poi arriva finalmente all'unico punto che veramente gli preme:
Se per concludere andiamo dal più grande al meno grande, deriva da questa analisi la vitale importanza che l’Europa divenga al più presto uno Stato federale, l’euro non sia in nessun caso messo a rischio, gli strumenti politici europei si trasformino in strutture federali alle quali i governi, i Parlamenti, le Corti costituzionali, la Difesa, la politica estera dei singoli Stati trasferiscano i loro poteri.
Un colossale Non Sequitur: siccome Grillo è cattivo e le "reti interconnesse" hanno cancellato la privacy, bisogna fare gli Stati Uniti d'Europa. Un'inferenza paragonabile a quella che facesse derivare la necessità di uscire con l'ombrello dal fatto che c'è un terremoto in Cornovaglia. Ovviamente la conclusione dell'editoriale non ha quasi nessun legame con il corpo dello stesso, ma poco importa; si dice che Catone concludesse qualsiasi ragionamento con il leitmotiv "e comunque Cartagine deve essere distrutta". Per Scalfari vale lo stesso. Gli Stati Uniti d'Europa si devono fare, al di là di qualsiasi argomentazione e plausibilità; la loro necessità è autoevidente, e se non sei d'accordo giù insulti. Ed ecco illustrato cosa intende Scalfari per dialettica democratica.
Un simile, vergognoso atteggiamente ha fatto alzare il sopracciglio persino ad Angelo Panebianco, che ha risposto, quasi punto per punto, allo sproloquio scalfariano (e il primo ad accorgersene è stato Marco Cattaneo, mi sembra). Panebianco è lucido e lapidario:
È inutile, e controproducente, continuare a spendere vuota retorica a favore di una ipotesi di super Stato — gli Stati Uniti d’Europa — che probabilmente non nascerà mai e che, comunque, in questa fase storica, non interessa alla maggioranza degli europei.
E ancora:
(...) chi vuole mettere in sicurezza l’euro (e bisognerebbe fare il possibile per metterlo in sicurezza) ha l’onere di individuare soluzioni realistiche, accettabili per i diversi Stati nazionali, rinunciando alle solite fughe in avanti, rinunciando a perorare l’idea di un impossibile Stato sovranazionale.
Se ne sono accorti! Alla lunga, non è possibile rimuovere il problema del crescente euroscetticismo con l'insulsa etichetta di "populismo". L'editorialista del Corriere sembra comprendere che se il mainstream continuerà a non degnare del minimo rispetto i propri oppositori, alla fine verrà coinvolto in una vera crisi di legittimità.
Putroppo però per chi, come Panebianco, sostiene nonostante tutto il progetto eurista, gli euro-fanatici alla Scalfari, nella loro tracotanza, almeno una ragione ce l'hanno: mentre gli argomenti a favore di Euro e UE sono pochi e gracili, quelli contro traboccano, sono tali e tanti da ricomprendere in essi l'intero spettro delle possibili posizioni politiche, potendo addirittura restituire senso a termini come Destra e Sinistra. In un confronto dialettica onesto e serrato, è facile prevedere chi avrebbe la meglio. Ecco perché gli euro-fanatici di Repubblica sono costretti a rifugiarsi nei Non Sequitur, abbandonando la lucidità che evidentemente al Corriere ancora conservano. (C.M.)
domenica 25 agosto 2013
Riposizionamenti
Nel Corriere della Sera di oggi, Angelo Panebianco si chiede se i cambiamenti necessari per preservare l'UE siano compatibili con l'euro. E' un altro indizio del fatto che i ceti dominanti stanno prendendo in esame ogni evenienza, anche quella della fine della moneta unica.
(M.B.)
(M.B.)
venerdì 9 agosto 2013
Perché lo difendono?
Chi ha letto il Corriere della Sera in questi giorni ha avuto l'impressione di trovarsi di fronte una versione appena più moderata de Il Giornale. Tra interventi critici della sentenza che condanna Berlusconi e di chi l'ha emessa, commenti affidati all'Avvocato Coppi e a esponenti del PdL, pelosissimi inviti alla "pacificazione" (leggi: salvacondotto per B.), il quotidiano della grande borghesia italiana ha ormai scelto con chiarezza da che parte stare.
Ma perché cresce il partito dell'impunità, come correttamente segnalato dal Fatto Quotidiano? Perché l'establishment finanziario di questo paese, che nell'autunno del 2011 ha tramato per rovesciare B. e alle elezioni gli ha contrapposto il blocco di Mario Monti, adesso tenta di proteggerlo dalle conseguenze penali dei suoi stessi atti? Cosa spiega questo berlusconismo di ritorno?
Certo, non bisogna sottovalutare il potere di ricatto in mano al duce del PdL. Se questi decidesse di giocare il tutto per tutto, organizzando una campagna elettorale in grande stile centrata sull'uscita dall'euro, provocherebbe sconquassi tali da far crollare il già pericolante edificio di Bruxelles. Dunque l'establishment ha un ottimo motivo per "tener buono" B.
Forse però oltre alle motivazioni per così dire tattiche ve ne sono anche di strategiche. L'articolo di Angelo Panebianco è illuminante in tal senso. Ricordiamo che stiamo parlando di uno dei Saggi chiamati da Napolitano a modificare la Costituzione.
Il politologo denuncia uno "squilibrio di potenza" tra politica e ordine giudiziario. Se alcuni politici vengono inquisiti e talvolta persino condannati non è perché questi delinquano (ciò è dato in qualche modo per scontato), ma per l'eccessivo potere detenuto dalla magistratura. Per rimediare occorre una riforma della politica, che accresca di molto i poteri dell'esecutivo, e una riforma della giustizia, che a quell'esecutivo deve essere finalmente subordinata.
Fin qui nulla di particolarmente nuovo: sono le posizioni del "riformismo" giudiziario che il Corriere appoggia da ormai diversi anni. È il prosieguo del ragiomento a rivelare che la borghesia italiana, difendendo Berlusconi, difende sé stessa.
Panebianco propone niente meno di rivoluzionare i corsi di giurisprudenza, di incidere sulla mentalità dei futuri operatori giuridici, iniettando forti dosi di "sapere empirico" nei corsi. Insomma:
Ma perché cresce il partito dell'impunità, come correttamente segnalato dal Fatto Quotidiano? Perché l'establishment finanziario di questo paese, che nell'autunno del 2011 ha tramato per rovesciare B. e alle elezioni gli ha contrapposto il blocco di Mario Monti, adesso tenta di proteggerlo dalle conseguenze penali dei suoi stessi atti? Cosa spiega questo berlusconismo di ritorno?
Certo, non bisogna sottovalutare il potere di ricatto in mano al duce del PdL. Se questi decidesse di giocare il tutto per tutto, organizzando una campagna elettorale in grande stile centrata sull'uscita dall'euro, provocherebbe sconquassi tali da far crollare il già pericolante edificio di Bruxelles. Dunque l'establishment ha un ottimo motivo per "tener buono" B.
Forse però oltre alle motivazioni per così dire tattiche ve ne sono anche di strategiche. L'articolo di Angelo Panebianco è illuminante in tal senso. Ricordiamo che stiamo parlando di uno dei Saggi chiamati da Napolitano a modificare la Costituzione.
Il politologo denuncia uno "squilibrio di potenza" tra politica e ordine giudiziario. Se alcuni politici vengono inquisiti e talvolta persino condannati non è perché questi delinquano (ciò è dato in qualche modo per scontato), ma per l'eccessivo potere detenuto dalla magistratura. Per rimediare occorre una riforma della politica, che accresca di molto i poteri dell'esecutivo, e una riforma della giustizia, che a quell'esecutivo deve essere finalmente subordinata.
Fin qui nulla di particolarmente nuovo: sono le posizioni del "riformismo" giudiziario che il Corriere appoggia da ormai diversi anni. È il prosieguo del ragiomento a rivelare che la borghesia italiana, difendendo Berlusconi, difende sé stessa.
Panebianco propone niente meno di rivoluzionare i corsi di giurisprudenza, di incidere sulla mentalità dei futuri operatori giuridici, iniettando forti dosi di "sapere empirico" nei corsi. Insomma:
Si addestrino i futuri funzionari, magistrati e amministratori, a fare i conti con la complessità della realtà. È ormai inaccettabile, ad esempio, che un magistrato, o un amministratore, possano intervenire su delicate questioni finanziarie o industriali senza conoscenze approfondite di finanza o di economia industriale. È inaccettabile che gli interventi amministrativi o giudiziari siano fatti da persone non addestrate a valutare l'impatto sociale ed economico delle norme e delle loro applicazioni.Balzano subito alla mente di casi dell'ILVA, della FIAT, della Eternit, della Thyssen Krupp. È facile immaginare che magistrati dotati del "sapere empirico" di cui parla Panebianco non si sarebbero arrischiati a far inviperire Marchionne, applicando la legge per come è scritta; se avessero accuratamente valutato l'impatto sociale ed economico non avrebbero condannato i vertici Thyssen: e a fronte dell'innegabile complessità della situazione di Taranto, non avrebbero osato interrompere l'attività della fabbrica dei tumori. E questi sono solo i casi più eclatanti. Non è un segreto che l'impresa italiana si regge prevalentemente sulla violazione di leggi, siano esse quelle a tutela del lavoro, dell'ambiente, della fedeltà fiscale, del buon andamento della pubblica amministrazione... È una delle intuizioni delle 28 tesi di Badiale e Bontempelli (tesi 17 e 18) che il capitalismo, raggiunta una certa fase, per riprodursi è costretto a liberarsi dei "lacci e lacciuoli" di berlusconiana memoria, ossia delle norme a tutela di quei beni (come la salute, l'ambiente e il lavoro) che dallo sviluppo capitalistico sono irrimediabilmente sviliti. La legalità, e gli istituti che la preservano (come l'indipendenza della magistratura), assumono oggi un ruolo oggettivamente anti-capitalistico. Non stupisce dunque che il capitalismo italiano, per bocca dei suoi mezzi di informazione, difenda il personaggio che incarna la maggiore minaccia ai principi di legalità e separazione dei poteri. I "padroni" italiani, difendendo B., difendono loro stessi. E questo spiega anche perché le forze politiche a diretto servizio del grande capitale, come il PD, abbiano sempre avuto un atteggiamento conciliante e collaborativo con il Caimano, fino a governarci insieme. (C.M.)
martedì 4 giugno 2013
Tanto per essere chiari
Si parla molto in questi giorni di "presidenzialismo". Giovanni Belardelli, sul Corriere della Sera di ieri, ci spiega perché:
un accentramento del potere nelle mani di un presidente eletto direttamente rappresenta ormai «l'unica via di salvezza» per un Paese che ha bisogno di prendere quelle decisioni spesso impopolari che i governi basati su coalizioni instabili non sono in grado di assumere.
Non c'è molto da aggiungere. C'è solo bisogno, forse, di un breve manuale di traduzione dal belardellese all'italiano.
1) Decisioni spesso impopolari = decisioni alle quali la maggioranza degli elettori è contraria.
2) Governi basati su coalizioni instabili = governi obbligati dalle oligarchie a prendere le decisioni di cui al punto 1).
3) Accentramento di potere nelle mani di un presidente eletto direttamente= sottrazione di potere al Parlamento per darlo a un Presidente che non dirà mai chiaramente, in campagna elettorale, quali decisioni del tipo 1) prenderà, e che una volta eletto sarà lo strumento delle oligarchie di cui al punto 2).
(M.B.)
un accentramento del potere nelle mani di un presidente eletto direttamente rappresenta ormai «l'unica via di salvezza» per un Paese che ha bisogno di prendere quelle decisioni spesso impopolari che i governi basati su coalizioni instabili non sono in grado di assumere.
Non c'è molto da aggiungere. C'è solo bisogno, forse, di un breve manuale di traduzione dal belardellese all'italiano.
1) Decisioni spesso impopolari = decisioni alle quali la maggioranza degli elettori è contraria.
2) Governi basati su coalizioni instabili = governi obbligati dalle oligarchie a prendere le decisioni di cui al punto 1).
3) Accentramento di potere nelle mani di un presidente eletto direttamente= sottrazione di potere al Parlamento per darlo a un Presidente che non dirà mai chiaramente, in campagna elettorale, quali decisioni del tipo 1) prenderà, e che una volta eletto sarà lo strumento delle oligarchie di cui al punto 2).
(M.B.)
sabato 16 giugno 2012
Che dire?
Non si sa davvero che dire di fronte ad articoli come questo. Dalle pagine del Corriere della Sera ci viene spiegato che conviene rassegnarsi al goveno Monti, sennò arriverebbero i "tecnici" dell'FMI.
E cosa ci viene detto a proposito di questi ultimi? Che
la loro "assistenza generalizzata" equivarrebbe a un governo vuoto,
costretto ad assecondare dinamiche destinate a non andare tanto per il
sottile, imponendo l'agenda economica senza pietà.
Ma questa non è la descrizione esatta del governo Monti? Il messaggio del "Corriere" è dunque che dobbiamo accettare le misure economiche distruttive del governo Monti per evitare che arrivi l'FMI a fare le stesse politiche. Che tutto questo venga chiamato "percorso obbligato per salvaguardare la sovranità nazionale" susciterebbe solo una risata, se non mostrasse l'estrema confusione e smarrimento in cui sono caduti i ceti dirigenti e i loro ideologi. Confusione e smarrimento testimoniati anche dal fatto che l'articolista non ha nessuna proposta reale ma può solo aggrapparsi alla speranza di un ammorbidimento della Germania, e di una ripresa della "crescita".
Purtroppo i ceti medi e popolari e i loro rappresentanti non sembrano avere, mediamente, le idee più chiare.
La crisi è davvero profonda, più di quanto il cittadino medio sospetti.
(M.B.)
E cosa ci viene detto a proposito di questi ultimi? Che
la loro "assistenza generalizzata" equivarrebbe a un governo vuoto,
costretto ad assecondare dinamiche destinate a non andare tanto per il
sottile, imponendo l'agenda economica senza pietà.
Ma questa non è la descrizione esatta del governo Monti? Il messaggio del "Corriere" è dunque che dobbiamo accettare le misure economiche distruttive del governo Monti per evitare che arrivi l'FMI a fare le stesse politiche. Che tutto questo venga chiamato "percorso obbligato per salvaguardare la sovranità nazionale" susciterebbe solo una risata, se non mostrasse l'estrema confusione e smarrimento in cui sono caduti i ceti dirigenti e i loro ideologi. Confusione e smarrimento testimoniati anche dal fatto che l'articolista non ha nessuna proposta reale ma può solo aggrapparsi alla speranza di un ammorbidimento della Germania, e di una ripresa della "crescita".
Purtroppo i ceti medi e popolari e i loro rappresentanti non sembrano avere, mediamente, le idee più chiare.
La crisi è davvero profonda, più di quanto il cittadino medio sospetti.
(M.B.)
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