Visualizzazione post con etichetta Assad. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Assad. Mostra tutti i post
sabato 18 maggio 2013
lunedì 6 maggio 2013
Si prepara l'attacco alla Siria
Ma non quello che pensate voi...
Vorrei condividere con i lettori una riflessione, riflessione che è sorta in me dopo la lettura di questo articolo.
Ormai l'intero mainstream si è adattato alla narrazione secondo la quale in Siria non assistiamo ad una (sanguinosissima) rivoluzione di popolo contro un tiranno, ma piuttosto allo scontro tra un dittatore laico e una serie di pericolose fazioni jihadiste. Come si vede la sostanza di quello che racconta il mainstream non differisce di molto da quelli che sono i luoghi comuni diffusi nel micro-cosmo "alternativo" e "anti-sistema". Si potrebbe anzi dire che l'unica cosa che distingue gli uni dall'altro sono i giudizi di valore: mentre gli "anti-sistema" giudicano il regime di Assad come qualcosa di positivo, da difendere, il mainstream lo vede piuttosto come un male minore, se comparato al terrorismo jihadista.
Vorrei condividere con i lettori una riflessione, riflessione che è sorta in me dopo la lettura di questo articolo.
Ormai l'intero mainstream si è adattato alla narrazione secondo la quale in Siria non assistiamo ad una (sanguinosissima) rivoluzione di popolo contro un tiranno, ma piuttosto allo scontro tra un dittatore laico e una serie di pericolose fazioni jihadiste. Come si vede la sostanza di quello che racconta il mainstream non differisce di molto da quelli che sono i luoghi comuni diffusi nel micro-cosmo "alternativo" e "anti-sistema". Si potrebbe anzi dire che l'unica cosa che distingue gli uni dall'altro sono i giudizi di valore: mentre gli "anti-sistema" giudicano il regime di Assad come qualcosa di positivo, da difendere, il mainstream lo vede piuttosto come un male minore, se comparato al terrorismo jihadista.
lunedì 8 aprile 2013
Proviamo a unire i puntini: Siria, Iraq, Egitto, Qatar
Claudio Martini
Qualche tempo fa, col semplice metodo della ricerca google riuscii a scrivere un intero articolo sulla povertà in Germania. Applico ora lo stesso metodo ad alcuni fatti mediorientali. Vediamo cosa ne viene fuori...
Partiamo dalla Siria.
Come sa chi segue la situazione siriana, l'opposizione è spaccata sostanzialmente in due parti: l'opposizione all'estero, completamente egemonizzata dagli USA e dal Qatar, e l'opposizione in patria, che potremmo riassumere nella maggioranza (non tutti) i vertici del Free Syrian Army e sopratutto nel gruppo islamista Jabhat Al Nusra. Se il primo troncone, come dicevamo, è in mano agli USA, il secondo è considerato dagli stessi niente di più che un gruppo di terroristi.
Qualche settimana fa, venne diffuso questo video, in cui il primo comandante del FSA, Riad Al Assad (sostituito alla fine del 2012 da Selim Idriss) denunciava l'ingerenza delle potenze occidentali all'interno dell'opposizione siriana; in pratica, criticava gli USA per essersi comprati gli oppositori all'estero, imponendo una posizione dialogante con il regime, mentre sottolineava il ruolo insostituibile nel successo della rivoluzione siriana proprio di JAN, il gruppo considerato terrorista dagli USA.
Pochi giorni dopo Riad Al Assad perdeva la gamba destra (e per poco non la vita) in un attentato esplosivo.
Etichette:
Assad,
Egitto,
Fratellanza Musulmana,
Iran,
Iraq,
Morsi,
opposizione siriana,
Qatar,
regime siriano,
Siria,
USA
mercoledì 10 ottobre 2012
Niente di (così) nuovo sul fronte siriano
Lo scorso 2 Ottobre la NATO avrebbe avuto un magnifico pretesto
per attaccare la Siria, ma non lo ha sfruttato. Tale fatto non stupisce
gli osservatori attenti della tragedia siriana. Già alcuni mesi fa si era verificato un evento simile,
senza che non si sviluppasse alcuna rappresaglia, nemmeno da parte
turca; senza contare il celebre abbattimento del caccia turco, di cui abbiamo a suo tempo parlato.
Ci sono state consultazioni tra i vertici NATO e il governo turco, ma è altamente improbabile che ne esca qualcosa. Certo, di fronte all'ennesima provocazione armata la Turchia ha deciso di reagire, ma non saranno certo alcuni colpi di rappresaglia a rovesciare il regime di Assad.
Pensiamo che non ci si debba far ingannare dai clamori degli ultimi eventi. Nonostante le apparenze, sembra che si stia avviando verso una fase di disimpegno da parte dei pochi attori internazionali che hanno fin qui sostenuto la rivoluzione siriana. Da un lato i vertici turchi, sembrano sempre più propensi a limitare gli aiuti ai ribelli e persino ai profughi; e il recente trasferimento in territorio siriano della leadership dell'ELS appare come un frutto delle pressioni turche. Dall'altro lato i paesi del Golfo Persico sembrano davvero decisi ad abbandonare la partita.
Ci sono state consultazioni tra i vertici NATO e il governo turco, ma è altamente improbabile che ne esca qualcosa. Certo, di fronte all'ennesima provocazione armata la Turchia ha deciso di reagire, ma non saranno certo alcuni colpi di rappresaglia a rovesciare il regime di Assad.
Pensiamo che non ci si debba far ingannare dai clamori degli ultimi eventi. Nonostante le apparenze, sembra che si stia avviando verso una fase di disimpegno da parte dei pochi attori internazionali che hanno fin qui sostenuto la rivoluzione siriana. Da un lato i vertici turchi, sembrano sempre più propensi a limitare gli aiuti ai ribelli e persino ai profughi; e il recente trasferimento in territorio siriano della leadership dell'ELS appare come un frutto delle pressioni turche. Dall'altro lato i paesi del Golfo Persico sembrano davvero decisi ad abbandonare la partita.
lunedì 25 giugno 2012
Ancora su Siria e NATO
di Fabrizio Tringali
L'abbattimento di un aereo turco da parte della Siria è un evento da non sottovalutare. Per un verso esso testimonia il crescere della tensione nella zona, dove certamente esistono Paesi che vorrebbero usare le maniere forti contro il regime di Assad. Per un altro verso questo evento può essere usato come cartina al tornasole per decifrare meglio le reali intenzioni della NATO.
In molti ritengono che gli USA stiano cercando di preparare un attacco militare contro la Siria, mentre noi, da tempo, riteniamo non fondata questa ipotesi. Si vedano, per esempio, le argomentazioni riassunte in questo post.
Vedremo come gli USA e la NATO risponderanno agli appelli della Turchia, che fa parte della NATO stessa, e che si presenterà alla prossima riunione dell'Alleanza invocando l'articolo 4 del Trattato atlantico, cioè dichiarando che la Siria rappresenta una minaccia alla sua sicurezza e alla sua integrità territoriale.
Se davvero gli USA vogliono arrivare all'attacco NATO, non mancheranno di sfruttare, in qualche modo, il casus belli che gli è stato servito su un piatto d'argento dallo stesso Assad.
Se invece, come sosteniamo noi, sotto sotto essi non vogliono affatto smantellare il sistema di potere siriano, allora cercheranno un modo per gettare acqua sul fuoco della crisi che si è aperta fra Ankara e Damasco a causa all'abbattimento del velivolo turco. Vedremo, intanto l'Italia si appresta a dichiarare che lo scenario libico non può essere riprodotto in Siria....
Martedi 26 Giugno 2012
Aggiornamento 1: da Bruxelles si escludono azioni militari contro la Siria...
Aggiornamento 2: pare che la Turchia sia stata indotta a mettere in campo una risposta "razionale" (cioè non militare) all'abbattimento del proprio aereo....
Martedi 26 Giugno 2012
Aggiornamento 1: da Bruxelles si escludono azioni militari contro la Siria...
Aggiornamento 2: pare che la Turchia sia stata indotta a mettere in campo una risposta "razionale" (cioè non militare) all'abbattimento del proprio aereo....
giovedì 21 giugno 2012
Spunti di riflessione sulla Siria, sui presunti rischi di intervento NATO, sui rapporti con gli USA
Vi invitiamo a considerare i seguenti spunti di riflessione.
In primo luogo, l'ennesima presa di posizione di Henry Kissinger contro l'ipotesi di intervento militare in Siria.
Poi, le voci su un probabile "scambio" avvenuto tra gli USA e la Russia in sede ONU. Come è noto la Russia (che si porta dietro la Cina) non ha posto il veto contro la risoluzione che consentiva il bombardamento della Libia, mentre ha sempre difeso a spada tratta Bashar Assad. In base alla ricostruzione de "La Stampa", la Russia avrebbe permesso alla NATO di distruggere la Libia in cambio della licenza di uccidere accordata ad Assad.
Ancora, la dichiarazione congiunta di Vladimir Putin e Barack Obama che segna un deciso riavvicinamento delle posizioni dei due paesi sulla questione siriana.
Infine il recente rapporto del Washington Institute messo in evidenza dai media italiani ed esteri, nel quale si afferma che fra le file del fronte anti-Assad sarebbero presenti miliziani "jihadisti". Il WI è molto legato alla lobby sionista negli USA, e la base delle sue argomentazioni è piuttosto fragile. Ma la sua posizione non è certo isolata, almeno da quando la stessa Hillary Clinton ha dichiarato che armare i ribelli siriani sarebbe come armare Al Qaeda. Non ci interessa ora discutere se sia più o meno vero che dei "jihadisti" stiano combattendo in Siria. Preferiamo attirare l'attenzione su queste immagini:
O magari su questo video.
Quelle che si vedono sono bandiere di Al Qaeda. La città dove sono state prese queste immagini è Bengasi, Libia. Che l'opposizione libica fosse egemonizzata da elementi vicini all'estremismo islamico è il segreto di Pulcinella. Eppure per gli USA ciò non ha portato alcun imbarazzo. Aiutare Al Qaeda in Libia è tornato loro utile, mentre sostengono che sarebbe sbagliato farlo in Siria: è evidente la contraddizione che emerge dell'accostamento dei fatti da una parte, e delle dichiarazioni ufficiali USA dall'altra.
Non stupisce che i siriani stiano cominciando ad avere seri dubbi sulla volontà degli USA di liberarli da Bashar Assad. Kafr Anbel è una cittadina siriana in provincia di Idlib, teatro di innumerevoli manifestazioni anti-regime. Le manifestazioni di Kafr Anbel hanno la particolarità di essere accompagnate da cartelli con disegni e vignette, spesso molto divertenti. In una delle più recenti gli USA vengono riconosciuti come complici dei nemici del popolo siriano:
Ma qualcuno si spinge più in là, fino a immaginare Obama come grande burattinaio dei protettori di Assad.
In primo luogo, l'ennesima presa di posizione di Henry Kissinger contro l'ipotesi di intervento militare in Siria.
Poi, le voci su un probabile "scambio" avvenuto tra gli USA e la Russia in sede ONU. Come è noto la Russia (che si porta dietro la Cina) non ha posto il veto contro la risoluzione che consentiva il bombardamento della Libia, mentre ha sempre difeso a spada tratta Bashar Assad. In base alla ricostruzione de "La Stampa", la Russia avrebbe permesso alla NATO di distruggere la Libia in cambio della licenza di uccidere accordata ad Assad.
Ancora, la dichiarazione congiunta di Vladimir Putin e Barack Obama che segna un deciso riavvicinamento delle posizioni dei due paesi sulla questione siriana.
Infine il recente rapporto del Washington Institute messo in evidenza dai media italiani ed esteri, nel quale si afferma che fra le file del fronte anti-Assad sarebbero presenti miliziani "jihadisti". Il WI è molto legato alla lobby sionista negli USA, e la base delle sue argomentazioni è piuttosto fragile. Ma la sua posizione non è certo isolata, almeno da quando la stessa Hillary Clinton ha dichiarato che armare i ribelli siriani sarebbe come armare Al Qaeda. Non ci interessa ora discutere se sia più o meno vero che dei "jihadisti" stiano combattendo in Siria. Preferiamo attirare l'attenzione su queste immagini:
O magari su questo video.
Quelle che si vedono sono bandiere di Al Qaeda. La città dove sono state prese queste immagini è Bengasi, Libia. Che l'opposizione libica fosse egemonizzata da elementi vicini all'estremismo islamico è il segreto di Pulcinella. Eppure per gli USA ciò non ha portato alcun imbarazzo. Aiutare Al Qaeda in Libia è tornato loro utile, mentre sostengono che sarebbe sbagliato farlo in Siria: è evidente la contraddizione che emerge dell'accostamento dei fatti da una parte, e delle dichiarazioni ufficiali USA dall'altra.
Non stupisce che i siriani stiano cominciando ad avere seri dubbi sulla volontà degli USA di liberarli da Bashar Assad. Kafr Anbel è una cittadina siriana in provincia di Idlib, teatro di innumerevoli manifestazioni anti-regime. Le manifestazioni di Kafr Anbel hanno la particolarità di essere accompagnate da cartelli con disegni e vignette, spesso molto divertenti. In una delle più recenti gli USA vengono riconosciuti come complici dei nemici del popolo siriano:
Ma qualcuno si spinge più in là, fino a immaginare Obama come grande burattinaio dei protettori di Assad.
Probabilmente loro, a differenza di molti cosiddetti "anti-imperialisti" nostrani, si ricordano che la Siria, nonostante la propaganda anti-americana e anti-israeliana del regime, molto spesso, è andata a braccetto proprio con gli USA e con Israele. Ricordano, per esempio, che La Siria e i suoi alleati hanno ammazzato in Libano più palestinesi di quanti ne abbia mai fatti fuori Israele; che Hafez Assad, da ministro della difesa nel 1970, è stato tra i maggiori responsabili della disfatta palestinese in Giordania ("Settembre Nero"); che nel 1991 la Siria ha schierato le proprie truppe affianco a quelle di George Bush nella guerra all'Iraq; che il regime di Assad, in quarant'anni, non ha fatto un bel niente per liberare il Golan....
domenica 27 maggio 2012
Dedicato agli ellissoidi che sostengono Assad (ovvero la storia di un ravvedimento operoso)
Homs, Siria. Terroristi Wahabiti abbattuti dall'eroico esercito di Assad. Età compresa tra i 3 e gli 11 anni.
Claudio Martini
Ieri il regime siriano ha bombardato un sobborgo di Homs, città martire, uccidendo svariate decine di persone, molte delle quali bambini (qui sopra potete vederne le spoglie). Niente di così strano: il regime massacra i siriani da più di un anno con tale intensità e ferocia che quasi ci sfugge il motivo per cui il mainstream, solitamente silente su questo tema, abbia dedicato un poco della sua attenzione a quelle piccole vittime. Per una volta, sorprendentemente, il regime siriano non nega che l'eccidio ci sia stato, anche se ne addossa la responsabilità ai ribelli. Il che è ridicolo, dato che le vittime sono state colpite da bombe, e i ribelli non dispongono di aerei, cannoni o carri armati. Ma c'è anche chi sta peggio dei cittadini siriani, e sono i locali adoratori di Assad. Costoro, da mesi, mettono in dubbio l'attendibilità delle notizie che descrivono il genocidio siriano, allo scopo, con le parole dell'ottimo Germano Monti, di "prevenire la nascita di un movimento di solidarietà con la rivoluzione siriana". Ora gli adoratori si trovano nel caos più completo, visto che il loro Idolo l'ha fatta decisamente troppo grossa, e si affannano nel cercare di tamponare la falla (un buon esempio del loro panico si può trovare qui).
mercoledì 28 marzo 2012
Conferme siriane
Dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza, gli USA danno ulteriori dimostrazioni della loro volontà di evitare qualsiasi regime change a Damasco. Il sostegno al salomonico "Piano Annan", l'assoluta intesa con la Russia, e le parole ambigue sulle presunte responsabilità delle opposizioni siriane non sono che conferme dell'atteggiamento finora assunto da Washington. Un atteggiamento completamente diverso, anzi opposto, a quello tenuto con la Libia (e in quel caso la Russia acconsentì ai bombardamenti). Con buona pace di chi ancor oggi strepita "domani gli USA attaccheranno la Siria!"
E intanto i siriani continuano a morire (chi ha lo stomaco forte può provare a guardare qui) (C.M.)
p.s. colgo l'occasione di segnalare questo documento. è un'importante presa di posizone dei gesuiti di Homs, in totale controtendenza con la propaganda che vuole un Assad difensore dei cristiani contro l'opposizione fondamentalista, propaganda peraltro alimentata ad arte dal Vaticano.
giovedì 22 marzo 2012
Vittoria di Assad al Consiglio di Sicurezza
di Claudio Martini
Questa risoluzione "all'acqua di rose", che rappresenta un'autentico schiaffo alla memoria delle vittime (più di novemila) del regime siriano, ha almeno il merito di liquidare l'allarmismo attorno ad un possibile attacco militare contro Damasco. Tale attacco militare non è mai stato nei piani della NATO, e non tanto per l'opposizione di Russia e Cina: è noto che gli USA non hanno bisogno dell'avallo ONU per fare la guerra. L'evidenza dei fatti ci dice che i dirigenti americani non hanno mai avuto intenzione di promuovere un regime change in Siria. Da quando la Clinton definì Assad un "riformatore", oppure da quando si è opposta a che le opposizioni siriane ricevessero armamenti, fino alla recente interferenza con le mosse turche, il comportamento del Dipartimento di Stato è stato chiaro e inequivocabile.
In realtà è probabile che tra Damasco e Washington vi siano numerose e sotteranee collaborazioni, risalenti almeno alla partecipazione della Siria alla Guerra del Golfo. Assad può sterminare anche 20000 siriani: il suo regime non ha nulla da temere dall'Occidente. Di fronte alle trame geopolitiche la pietà per le vittime innocenti è un ben povero argomento.
N.B. Sia l'autore dell'articolo sia i collaboratori del blog sono assolutamente contrari a qualsiasi intervento militare "umanitario", per le ragioni esposte qui.
N.B. 2 Sono debitore di gran parte delle informazioni contenute in quest'articolo dell'ottimo sito http://www.uruknet.info/. Se ne consiglia la consultazione a chi è in cerca di notizie sul Medio Oriente.
Iscriviti a:
Post (Atom)